Legge elettorale, il centrodestra vuole imitare Maradona
"Si torna al proporzionale". Tentativo di colpo di mano a sei mesi dalle elezioni. L'opposizione blocca la Camera. Intervista a Alfiero Grandi, deputato Ds
E' solo un accordo “tecnico”. Ma è il primo passo verso un blitz che cambierebbe le regole del gioco a pochi mesi dal voto. Il tavolo della Casa delle libertà ha ieri annunciato l’intesa sulla riforma elettorale proporzionale avanzata in precedenza dall’Udc. L'intesa prevede: un sistema basato sulle circoscrizioni con l'eliminazione dei collegi elettorali, mentre la soglia di sbarramento resterebbe ferma al 4% con un premio di maggioranza per la coalizione vincente. I seggi verrebbero distribuiti per metà col meccanismo delle preferenze e per metà con liste bloccate.
Ma si può modificare il sistema di voto alla vigilia della campagna elettorale? Le reazioni dell'Unione sono state durissime. Per i Ds, si tratta di "una truffa irricevibile". Anche Francesco Rutelli, Margherita, ha accusato la maggioranza di "ignorare il paese e pensare solo a sé". Per Fausto Bertinotti, Rifondazione, "questa legislatura si deve concludere con la sanzione del fallimento del governo e con l'inizio poi di un nuovo corso". Romano Prodi, dopo un vertice dell'Unione alla Camera, ha riassunto con parole durissime la situazione: "Cambiare la legge elettorale a poco più di sei mesi dal voto è una cosa indegna. Chi sa di perdere cerca di falsificare il risultato delle elezioni. Dobbiamo dare l'allarme a tutto il paese".
In Parlamento, il centrosinistra ha già iniziato a fare ostruzionismo a oltranza, a cominciare dalla proposta sull’inappellabilità delle sentenze attualmente in aula alla Camera. A Montecitorio, ieri, è mancato tre volte il numero legale e il voto è stato rinviato di un giorno. Di fronte alle proteste dell'opposizione, Pierferdinando Casini, presidente della Camera, si è lasciato andare a un poco imparziale: "Se c'è la volontà politica, e soprattutto se ci sono i parlamentari in aula, la riforma elettorale si può approvare". Del resto, Casini appartiene all'Udc, il partito ispiratore di questo colpo di mano che assomiglia a quello ormai passato alla storia di Diego Armando Maradona durante l'incontro Argentina-Inghilterra dei Mondiali del 1986.
E proprio su questo tentativo di colpo di mano della maggioranza abbiamo intervistato Alfiero Grandi, deputato Ds, ex sottosegretario alle finanze dei governi di centrosinistra.
In che cosa consiste l’accordo sul testo tecnico per la riforma elettorale, approvato all’unanimità dal centrodestra?
E' un disperato tentativo di vincere le elezioni pur sapendo che le perderà, perché è del tutto evidente che il trend elettorale è negativo per il centrodestra. Tentano disperatamente di limitare i danni.
Quale sarebbe il ragionamento politico che ispira la riforma?
Salvaguardare in termini di seggi le quattro forze principali della coalizione, fare in modo che il loro patto sia in realtà un patto scellerato, delineare un qualcosa che, in realtà, non è più un premio di maggioranza (cioè la coalizione che vince ha qualche deputato e senatore in più per governare) ma la coalizione che perderà avrà addirittura qualche deputato e senatore in più.
Questa eventuale riforma elettorale è la premessa della fine del bipolarismo?
E' sicuramente un attacco al bipolarismo, anche se entro certi limiti, in quanto la riforma è ispirata da una forza, l’Udc, che cerca di tenersi le mani libere per qualunque destino. Perché, se questa sciagurata legge dovesse andare avanti, non c’è dubbio che sia possibile immaginare in futuro schieramenti diversi da quelli odierni. Il patto, però, per adesso, avviene nel centrodestra: uno scambio tra la maggiore autonomia dell’Udc in cambio di una riconferma dell’alleanza per evitare insomma una sconfitta peggiore per tutti.
Quindi, questa riforma è ispirata da una fortissima ambiguità, come sempre accade con i provvedimenti del centrodestra. I centristi sono i battistrada di questo provvedimento. E questo è un fatto molto grave.
Quali livelli di percorribilità ha la riforma, dati i tempi e le regole istituzionali?
Spero nessuno, perché noi bloccheremo il Parlamento e faremo in modo che la riforma non abbia alcuna percorribilità con tutte le forme e le modalità possibili. Fino a far capire al centrodestra che questa riforma non la possono approvare.
Arriverete a chiedere, se sarà necessario, l’intervento del presidente della Repubblica?
Non credo che in questo momento sia opportuno chiamare in causa il presidente della Repubblica, perché interviene a leggi già approvate che poi controfirmare e promulgare. A quel punto, pensandoci bene, si potrebbe anche chiedere il suo intervento. Ma credo proprio che ci dovremo arrangiare da soli.
Angelo Notarnicola
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