Scuola di legalità per un nuovo Sud
Sono giovani, cresciuti con il mito di personaggi come Falcone, Borsellino e Peppino Impastato, dopo l'Università sognano di entrare in magistratura, parlano il linguaggio di chi è sceso in piazza a Locri dopo l'omicidio Fortugno. E pensano che la lotta alla mafia sia prioritaria per risollevare l'economia del mezzogiorno. I ragazzi che hanno frequentato presso la facoltà di Scienze Giuridiche di Lecce il primo corso universitario organizzato in Italia di legislazione antimafia, sono il volto nuovo del Sud. E a fine gennaio si accingono alla prima tornata di esami.
Perché hanno scelto di inserire nel loro piano di studi il corso di legislazione antimafia? "La mafia non è solo quella che spara - spiega Francesca Portulano, 22 anni, al secondo anno di laurea specialistica - ma anche quella della società clientelare, che impedisce ai giovani imprenditori di accedere ai finanziamenti pubblici, o di aggiudicarsi un concorso. E questo riguarda la vita quotidiana di noi tutti, in particolare al Sud dove limita i diritti e le opportunità economiche. Voglio capire come funziona la mafia e quali strumenti abbiamo per contrastarla".
Il corso di legislazione antimafia, semestrale, è stato attivato all'inizio dell'anno accademico presso la facoltà di Giurisprudenza di Lecce grazie al magistrato Antonio Maruccia, consulente della commissione parlamentare antimafia e alla collaborazione dell'associazione Libera. "Una scelta felice - secondo il preside della facoltà Nicola De Liso - a giudicare dall'assiduità con cui gli studenti hanno frequentato. E dall'interesse crescente, perché all'inizio erano in 30, e velocemente sono diventati 150. Qualcuno addirittura già avvocato, che ha frequentato solo per passione o per affinare le sue conoscenze".
Obiettivo del corso: sollecitare la comprensione critica dello sviluppo del fenomeno criminale e diffondere la cultura della legalità nei percorsi universitari. Si insegna la storia e la sociologia della criminalità organizzata, e lo sviluppo della normativa antimafia. Nichi Vendola ha parlato del caso Impastato e il sottosegretario Mantovano del contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.
Maruccia si è buttato a capo fitto nell'avventura "perché riguarda la formazione giuridica di chi occuperà nella pubblica amministrazione, nelle libere professioni e nella magistratura posizioni essenziali per contrastare le mafie. La cultura antimafia - continua il magistrato - è inoltre radicata nella storia stessa del Salento, dove le organizzazioni criminali non hanno mai trovato la connivenza o l'omertà dei cittadini".
Alla fine del corso sette ragazzi hanno dato vita all'associazione antimafia "Libera... mente". "La nostra Associazione nasce in un momento in cui nel Salento non ci sono omicidi eccellenti, né situazioni emergenziali - dice Salvatore Dimitri, salentino doc di 26 anni e neo-presidente dell'associazione -. Ma la lotta alla mafia deve essere portata avanti con continuità". Tante idee all'orizzonte: i prossimi "cento passi" come dicono loro, saranno il gemellaggio con il movimento della Locride e poi entrare nelle scuole con l'educazione alla legalità, fare ricerca per monitorare il rapporto tra pubbliche amministrazioni e cittadini e gli intrecci controversi tra affari e politica. Ma anche fornire informazioni e strumenti ai privati cittadini per il libero esercizio dei propri diritti. Ambizione e coraggio, a Lecce come a Locri.
di SERENA OLIVETTA
da Repubblica
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