2.26.2007

La "illusione" delle fonti rinnovabili

Anche se di parte ritengo questo documento molto interessante per farsi un idea più precisa sulle fonti rinnovabili e sul loro utilizzo.

di Andrea Clavarino*
Secondo le previsioni dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE), massima autorità nel settore energetico mondiale, le energie rinnovabili ricoprono attualmente tra il 16% e il 18% del fabbisogno energetico mondiale.
Questo contributo proviene essenzialmente dalle biomasse e dai rifiuti (tra il 9% e l'11%) e dall'idroelettrico (6,5%), mentre è pressoché irrilevante il contributo di altre fonti rinnovabili.
La stessa AIE prevede che al 2030 le fonti rinnovabili arriveranno a coprire tra il 18% e il 22%, con un maggior apporto da parte delle biomasse e dei rifiuti, seguite dall'idroelettrico (rappresentato essenzialmente dai grandi impianti).
E' significativo come ancora una volta sono due fonti rinnovabili come rifiuti e grandi impianti idroelettrici a risultare più efficienti, rispetto a fonti meno programmabili come quelle dell'eolica e del fotovoltaico.
Quest'ultime infatti mal si prestano ad essere inserite con profitto nelle reti elettriche dei paesi sviluppati, come evidenzia l'esempio dell'eolico in Germania: la potenza installata è il 15% del totale, ma l'energia prodotta è solo il 4% producendo gravi disturbi alla rete con la necessità di avere sempre una "riserva calda". E' indubbio che, come in Italia, anche in Europa c'è una corrente di pensiero ambientalista favorevole a questa linea, ma è anche evidente che gli altri grandi paesi europei, almeno per quanto riguarda l'energia elettrica, partono da situazioni produttive ben diverse da quella italiana. In questi paesi infatti, la produzione di energia elettrica viene essenzialmente da nucleare e/o da carbone, le due fonti meno costose, mentre in Italia il maggior contributo viene dal gas, la più costosa. Poco è invece il contributo del carbone, mentre nullo è quello nucleare.
Puntare sulle fonti rinnovabili e sul gas naturale nella produzione di energia elettrica vuole solo dire bollette salate ed emarginare l'Italia dallo sviluppo, rischiare la delocalizzazione di diverse industrie e, in un mercato europeo veramente liberalizzato, ridurla a terra di conquista per i produttori europei più accorti.
Inoltre, il futuro dell'energia non potrà essere all'insegna dell'idrogeno prodotto con fonti rinnovabili, sia perché lo sviluppo dello stesso si è quasi fermato, sia perché l'idrogeno si ottiene passando per l'energia elettrica e quindi il contributo di questa fonte sarà per decenni così modesto che non c'è ragione per non utilizzare direttamente il vettore elettrico di cui già esiste una rete di distribuzione super sperimentata..
Piu' rinnovabili (care e sussidiate dal contribuente) quindi possono andare insieme a piu' carbone (poco costoso e non sussidiato) come nel caso tedesco sopratutto tenendo conto che, sempre secondo l'AIE, i rilevanti investimenti ambientali effettuati in Italia nelle centrali a carbone, pari a circa 4 miliardi di Euro, hanno permesso drastiche riduzioni delle emissioni di Ossidi di Azoto (NOX), Anidride Solforosa (SOX), polveri e CO2, e migliorato le efficienze, con rendimenti medi del 40% (rispetto ad una media europea ben più bassa del 35%).
L'Italia quindi, insieme alla Germania, si colloca tra gli Stati Europei che hanno maggiormente investito per migliorare le efficienze e ridurre le emissioni delle esistenti centrali a carbone, come nel caso del progetto di riconversione da olio combustibile a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, che ha ottenuto il prestigioso Powergen Award per l’adozione delle migliori tecnologie industriali: nel 2008, una volta completata, Torrevaldaliga Nord sarà la centrale a carbone pulito più avanzata al mondo, con efficienze del 46%.
Lo stesso Commissario Europeo per l’Energia, Andris Piebalgs, durante la visita al cantiere della centrale Enel di Civitavecchia del 16 ottobre scorso, ha dichiarato: “La tecnologia del carbone pulito contribuisce ai tre obiettivi più importanti della nuova Politica Energetica Europea: sicurezza degli approvvigionamenti, lotta al cambiamento climatico e competitività dell’economia. Lo sviluppo degli impianti a bassa emissione di anidride carbonica, come questo di Civitavecchia, dovrebbe diventare uno degli obiettivi comuni dell’Unione Europea, che la Commissione vuole promuovere nel suo Piano Energetico Strategico.
*Presidente Assocarboni

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