1.09.2007

Tirana è al buio!


Crisi energetica senza precedenti in Albania. Il Paese dipende per il 90 per cento dalle centrali idroelettriche ma il protrarsi della siccità e le carenze nella rete di distribuzione regionale (insieme al sensibile incremento dei prezzi sul mercato internazionale) che ostacolano anche l'importazione di energia, hanno costretto il governo a imporre il razionamento. Fino a 15 ore al giorno senza elettricità.

Si aggrava la crisi energetica che da settimane attanaglia l’Albania. Il protrarsi della siccità e le carenze nella rete di distribuzione regionale (insieme al sensibile incremento dei prezzi sul mercato internazionale) che ostacolano anche l’importazione di energia elettrica, stanno costringendo il paese a vivere uno dei suoi inverni più difficili.
Il razionamento nella fornitura deciso dall’ente elettrico nazionale (Kesh) raggiunge le otto ore al giorno in alcune zone della stessa capitale e arriva fino a 15 ore nei comuni più piccoli.
«Noi ci assumiamo la responsabilità morale e politica per non aver potuto mantenere la promessa di un inverno con razionamenti minimi – ha ammesso il ministro dell’energia Genc Ruli – ma le misure adottate si sono rivelate insufficienti a causa di una crisi di carattere regionale, e di una siccità che si protrae oltre il previsto».
La produzione energetica albanese continua ad essere legata per il 90 per cento alle centrali idroelettriche. La più grande del Paese, quella di Fierze (nel nord) rischia fra pochi giorni di dover essere spenta poichè il livello di acqua nel bacino, che scende costantemente, sta per raggiungere il cosiddetto «punto di morte». Lo stesso allarme è scattato in altre due centrali sul fiume Mat.
A fronte di un fabbisogno interno di oltre 22 milioni di kilowatt/ora al giorno, la produzione interna non supera i 12 milioni mentre le importazioni sono ferme a 6. Tuttora sganciata dalle grandi reti elettriche europee, l’Albania può importare energia solo attraverso gli elettrodotti regionali che spesso però sono già utilizzati dagli altri paesi e quindi non impiegabili. In questo momento ad esempio, ha spiegato la direzione della Kesh, l’Albania può importare energia solo tramite le linee di collegamento con la Grecia, il che non basta a soddisfare le esigenze interne. Il ministro Ruli ha inoltre ammesso che le aziende che nei mesi scorsi avevano sottoscritto contratti di fornitura con l’Albania, sono venute meno ai loro impegni perché nel frattempo il pezzo di vendita dell’energia sul mercato è quasi raddoppiato.
Il risultato del drastico razionamento energetico sono gli enormi disagi che la popolazione è costretta anche quest’anno ad affrontare. Bar e negozi, almeno quelli che se lo possono permettere, utilizzano piccoli e rumorosi generatori elettrici installati sui marciapiedi davanti all’ingresso, mentre i problemi più grossi si vivono nelle abitazioni che insieme alla luce sono prive per molte ore al giorno anche di acqua e riscaldamento.
Fabbriche e aziende nella maggior parte dei casi si sono munite di potenti generatori che però aumentano enormemente i costi di produzione. In quanto a scuole e ospedali i razionamenti sono più contenuti ma in molti casi anche qui inevitabili.

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