3.28.2007

Bioedilizia: la Scuola Edile di Lecce guarda avanti

nche la Scuola Edilizia della Provincia di Lecce si sta attrezzando per adeguarsi alle richieste del mercato che guarda sempre con maggior attenzione la bioedilizia e l’energia da fonti rinnovabili. Il presidente della scuola leccese, Nicola Delle Donne, ci anticipa che “in collaborazione con Formedil Italia, Formedil Puglia e la Facoltà di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università di Lecce, stiamo strutturando dei progetti di ricerca per la produzione di formazione, quindi di specialisti nel settore immobiliare della costruzione di case ad autosufficienza energetica”. Delle Donne poi ricorda che “la Scuola Edile della Provincia di Lecce è la prima scuola d’Italia ad installare sulla propria sede un tetto fotovoltaico che sarà presto inaugurato. Noi vediamo in questa svolta energetica una grande opportunità sia per le nostre aziende che i per i nostri lavoratori. Il nostro Ente, che è co-gestito e quindi co-finanziato dai lavoratori e dalle aziende, ha un senso se riesce a dare risposta a chi lo finanzia e ci ha creduto anche in tempi non sospetti. Siamo convinti che la bioedilizia possa essere un volàno di sviluppo per tutto il territorio visto che oltre al sole (“che utilizziamo poco”) possiamo contare sui migliori lavoratori edili d’Italia e forse d’Europa. È chiaro, però, che, dal vecchio sistema di costruire, bisogna ora adeguarsi a quelle che sono le nuove esigenze del mercato della bioedilizia, del risparmio energetico e della produzione dell’energia. Noi vorremmo essere attori principali nella formazione di queste nuove figure. Siamo convinti di poterlo fare perchè abbiamo le qualifiche e le carte in regola per farlo così come abbiamo continuamente dimostrato fornendo al territorio una specializzazione di altissimo livello”. Ma qual è, oggi, lo stato di salute dell’intero settore dell’edilizia salentina? “Sono sinceramente preoccupato. I dati che abbiamo non sono assolutamente confortanti. Il settore immobiliare negli ultimi anni, tutto sommato, ha tenuto. Ma sappiamo bene che la ciclicità del sistema non può garantire lo sviluppo. Anzi, dovremmo attenderci un fisiologico calo. Il comparto in affanno è, invece, quello strutturale, vale a dire l’edilizia pubblica. Ed è un affanno che ormai dura fin dal 1992 e mai l’edilizia strutturale aveva conosciuto una crisi così lunga. La preoccupazione è fortissima perché ci sono meno investimenti dello stato, meno investimenti in infrastrutture, strade, fognature, ecc. E questo vuol dire meno sodi che girano con gravi disagi per tutto l’indotto che ruota intorno al settore. Con i POR 2007-2013 probabilmente avremo l’ultimo periodo di grazia… ma non so fino a che punto si possano fare i salti di gioia visti il gran numero di imprese edilizie presenti sul territorio e il basso numero di investimenti”. Come se ne potrà uscire? “Reinventandoci un lavoro. Quindi specializzandoci nel recupero del patrimonio immobiliare, immenso, che abbiamo sul territorio. E comunque bisogna cogliere anche le opportunità dateci dai mercati esteri. Orami abbiamo un numero di imprese talmente elevato, anche se spesso sottodimensionato, che necessita di una spinta per cogliere l’opportunità commerciale dell’Est Europa e del Bacino del Mediterraneo. Otterrà risultati chi avrà maggior coraggio e voglia di osare”.

Giuseppe Cerfeda www.ilgallo.org

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