3.15.2007

Torri del vento in Molise, Di Pietro dice no

Contestato il piano del parco eolico sull'Adriatico. «In quest'area renderebbe poco». Ambientalisti divisi

Proprio nel giorno in cui il presidente della commissione europea Barroso ha lanciato un appello ai partner europei, chiedendo di coprire, entro il 2020, con fonti rinnovabili pulite almeno il 20% dei consumi energetici, in Italia scoppia una querelle sull'eolico, l'energia ricavata dal vento. Un progetto per la realizzazione del primo grande parco eolico offshore, nell'Adriatico, al largo della coste del Molise, è stato respinto da comuni, Province, Regioni e da alcuni settori del governo perché offenderebbe il paesaggio e il turismo. Profondamente divisi gli ambientalisti, con Legambiente che promuove l'iniziativa e il Comitato per il paesaggio che la boccia.
«Si tratta di un progetto nato più nel sottoscala che nelle sedi opportune — ironizza il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che dalla sua natia Montenero di Bisaccia, potrebbe avvistare la selva delle torri eoliche marine alte fino a 80 metri —. Non sono stati coinvolti né gli enti locali, né la popolazione. Il progetto mi appare mosso più da interessi speculativi che industriali». Lo schema del parco eolico, elaborato dalla milanese Effeventi, prevede di impegnare una superficie di circa 25,5 milioni di metri quadrati, a pochi km di distanza dalla costa di Petacciato (Campobasso), a Nord di Termoli. Lì la ditta conficcherebbe sui fondali adriatici 54 torri eoliche d'acciaio di 5 metri di diametro e di altezza variabile dai 60 agli 80 metri.
Sfruttando i venti della zona, la selva delle torri, dotate in cima di pale rotanti, produrrebbe l'energia necessaria per alimentare 120 mila famiglie. Un contributo piccolo ma non trascurabile, che ci libererebbe dall'onere di quasi 100 mila tonnellate l'anno di idrocarburi e risparmierebbe alla nostra atmosfera 420 mila tonnellate l'anno di anidride carbonica (il gas che riscalda il pianeta e altera il clima), oltre a una valanga di inquinanti ordinari. «Il progetto è stato a lungo esaminato dalla commissione per la valutazione dell'impatto ambientale del ministero dell'Ambiente — riferisce Edoardo Zanchini, responsabile nazionale Energia di Legambiente —. Sono stati apportati correttivi, sia per minimizzare l'impatto delle torri con i fondali, sia per garantire l'allacciamento dei cavi elettrici senza interferire su dune e pinete dell'area. Possiamo affermare che le preoccupazioni sono rimosse. L'impianto va fatto». Di parere opposto gli ambientalisti del Comitato nazionale per il Paesaggio che fanno riferimento all'ex ministro Carlo Ripa di Meana. «Intendiamoci, sono convinto che l'energia eolica sia un'alternativa valida — precisa Di Pietro —. Ma va valutato il rapporto costi benefici. Quella è un'area con deboli venti. Unica per il valore paesaggistico perché è rimasta allo stato vergine, senza speculazione edilizia. La scelta dell'impianto eolico sarebbe sbagliata. In ogni caso, poiché la procedura autorizzativa non investe il mio ministero, ma quello dei Trasporti, mi sono già messo in contatto col collega Bianchi». Di Pietro non cita il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio, competente per la valutazione di impatto, il quale fa sapere che «l'eolico è senz'altro una buona fonte energetica, ma bisogna rispettare le condizioni per un suo corretto utilizzo e sottolinea che gli impianti devono essere inseriti all'interno di una pianificazione nazionale».

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