7.01.2006

Puglia, approvato ddl su unioni di fatto, servizi sociali anche per le coppie gay

Vendola: "Una legge che diventa d'avanguardia in tutta Italia"
L'Udc contesta: "Sferrato un colpo mortale alla famiglia tradizionale"


Bandi per le case popolari, sostegni per la disabilità, asili nido, buoni scuola e centri antiviolenza: stessi diritti



Servizi sociali anche per le coppie di fatto e le unioni gay. La Puglia è, da oggi, una regione all'avanguardia: ne è convinto il presidente della Regione, Nichi Vendola. Il disegno di legge è stato approvato a maggioranza, senza che sia proseguito l'ostruzionismo dell'opposizione di centrodestra.



La nuova fisionomia del welfare nella regione consente dunque a famiglie tradizionali e a persone legate da "vincoli solidaristici", e che vivono insieme, di poter accedere ai servizi, da quelli per la prima infanzia (asili nido, centri ludici, centri di aggregazione per ragazzi, buoni scuola e buoni libreo), ai centri antiviolenza, alla mediazione familiare, ai centri per il reinserimento dei detenuti, alle strutture per la salute mentale, ai servizi per chi ha in famiglia problemi di disabilità, ai bandi per le case popolari.



Una svolta non priva di conseguenze polemiche. "Un colpo mortale alla famiglia tradizionale", afferma il capogruppo dell'Udc alla Camera, Luca Volontè. "Un bluff - sostiene il capogruppo di Fi alla Regione, Rocco Palese - con il quale il centrosinistra ha sancito l'equiparazione fra famiglia tradizionale, coppie di fatto e convivenze fra gay".



La legge è stata approvata grazie alla tenace opera di mediazione operata da Vendola, che è riuscito a far crollare - con un accordo raggiunto nella tarda serata di ieri - il muro degli oltre 6000 emendamenti presentati dall'opposizione. "La politica in Puglia ha scritto una pagina alta - sottolinea il presidente della Regione - che può aiutare la politica nazionale a uscire dai propri attorcimenti".


"E' una legge - spiega Vendola - d'avanguardia in tutta Italia per tre ragioni. Difende fino in fondo la famiglia, così come protetta dall'articolo 29 della Costituzione; estende i servizi sociali alle coppie di fatto, cioè accetta il principio dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; ridisegna il sistema dei servizi e mette l'accento non sul bisogno di assistenza, che talvolta rappresenta una sorta di pietas pubblica, ma sui percorsi di autodeterminazione, valorizzando la soggettività".



Per l'Udc si tratta di "un fatto gravissimo". Del resto, sostiene Luca Volonté, "la mancata approvazione della riforma costituzionale consente alla legislazione regionale il superamento dell'articolo 29. Grazie al governatore Vendola è stato sferrato un colpo mortale alla famiglia tradizionale, arrecandole inoltre anche un grave pregiudizio economico. I leader dell'Unione, a partire da Rutelli - aggiunge il capogruppo centrista alla Camera - non possono fingere di non sapere che cosa succede nelle Regioni".



La Repubblica.it

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