10.27.2006

Sit-in ad Alessano - The Heart of Kash


Il comitato "KASH LIBERO!" promuove per domani sabato 28 ottobre un iniziativa dal titolo: "THE HEART OF KASH".

Si tratta di un sit-in con letture e proiezioni tratte dal libro "The Heart of Kashmir" di Gabriele Torsello (dedicato ai suoi viaggi in Kashmir tra il 1994 e il 2002).

Parteciperanno associazioni, liberi cittadini ed esponenti del mondo della cultura salentina (tra gli altri Livio Romano, Edoardo Winspeare, Mauro Marino, Stefano Cristante) per lanciare insieme un appello per la liberazione di Gabriele Torsello Kash.

10.24.2006

Taliban demand of kidnappers to free Italian journalist

LASHKARGAH, Oct 24 (Pajhwok Afghan News): Taliban Tuesday demanded of the kidnappers to release the Italian photojournalist Gabriele Torsello.
The Taliban said it was not fair to avenge Italy by killing the innocent journalist. Earlier, Janat Gul father of Shabana, demanded of the kidnappers to release the Italian photojournalist Gabriele Torsello. Torsello financed the treatment of Shabana, who was suffering from 'Neurofibroma' a tumor.
Five unidentified gunmen kidnapped Torsell from a car when he was on his way from Lashkargah to Kandahar on October 12. Torsello went from Lashkargah to Kabul on September 19. He also visited Musa Qala district of the southern Helmand province and took several pictures.
Ghulam Mohammad, a passenger traveling with Torsello from Lashkargah to Kandahar, said the photojournalist was abducted by unidentified armed men. He told this news agency five gunmen stopped their vehicle and kidnapped the Italian journalist.
The abductors has warned if the Afghan Christian convert Abdul Rahman was not handed over to an Islamic court for trial and unless Italian soldiers leave Afghanistan, they would kill the journalist by Monday midnight.
Qari Yousaf Ahmadi, the purported spokesman for Taliban, told Pajhwok Afghan News via telephone from undisclosed location they had already condemned abducting of the Italian journalist and excoriate it again. He demanded of the abductors to free the kidnapped journalist and Italy should not be avenged by killing an innocent journalist.
Ahmadi said they had tried time and again to get cellphone of the kidnapee to talk to him but all in vain. He said: "Kidnappers of the Italian journalist are robbers and they have abducted the journalist for handful money. We will drag the abductors to court if we found them." Ahmadi said they guarded the Italian journalist during his two-day stay in Musa Qala and three-day stay in Sangin districts.
He said the abductors wanted to defame Taliban with such act. When this news agency contacted Torsello some days back on his cellphone he was very frightened. In his talking to Pajhwok reporter, Torsello demanded of the media to help him in his release from the clutches of the abductors.

Fonte: Pajhwok Afghan News

Effemeridi. I martiri del giornalismo

Ogni anno in tutto il mondo decine e decine di giornalisti sono assassinati, subiscono attentati e vivono rischiando quotidianamente la vita, così come avviene per molti giudici o inquirenti. Sono i cosiddetti giornalisti d'inchiesta: coloro che approfondiscono lati oscuri o sconosciuti della vita quotidiana.La loro morte ne fa degli eroi. Su questi eroi, gli ordini professionali, i mass-media, i colleghi del mondo dell'informazione se ne fanno scudo per dimostrare la loro deontologia professionale e pulizia morale. Se decine di colleghi cadono sotto i colpi della lupara o della scimitarra vuol dire che la categoria è sana, non inquina l'informazione e non si vende al potere politico, economico o terrorista.Ma, guarda caso, il più delle volte i caduti sul campo sono - statisticamente - i meno pagati o protetti sindacalmente, oppure ad un livello gerarchico inferiore rispetto ai colleghi che li esaltano, post mortem.Ma, senza giungere al caso estremo dell'attentato, i giornalisti che vogliono raccontare cosa hanno visto e come loro interpretano quei fatti trovano diffidenze, chiusure, vessazioni proprio nell'ambiente in cui lavorano. Gli altri, quelli che prima di pubblicare qualcosa chiedono il parere al politico o al capo di riferimento, hanno la carriera facilitata e sono gli incensati dai mass-media, cioè da quelli che sono sul loro stesso piano di comportamenti. Un proverbio dice: cane non mangia cane.Il vero giornalista d'inchiesta è scomodo. I primi a rendergli difficile la vita sono le istituzioni, non lo proteggono in vita e ostacolano l'accertamento della verità dopo. Se scopre qualcosa è il primo ad essere indagato: deve rivelare le fonti della notizia, col rischio di compromettere la vita del confidente.Se vuole andare su un campo di battaglia a vedere con i suoi occhi, deve chiedere il permesso allo stato maggiore dei belligeranti, mettersi sotto la loro protezione e diramare le veline del loro ufficio stampa. L'alternativa è correre il rischio della vita: o l'errore di un proiettile amico o degli altri.Se poi, come Ilaria Alpi, ci si avvicina ad un traffico internazionale d'armi gestito da organismi protetti o finanziati dallo Stato e guidati da ideologi politici, sull'omicidio scende il velo pietoso dell'omertà e dell'insabbiamento.Qualcuno ha detto che la libertà ha un prezzo, ma anche la dignità.

tratto da dEMODOSSALOGIA & oPINIONE pUBBLICA
di Giulio D'Orazio

10.22.2006

Presidio Permanente ad Alessano per Gabriele Torsello

Dalle ore 17 di oggi, domenica 22 ottobre, in piazza Don Tonino Bello ad Alessano, ci sarà un PRESIDIO PERMANENTE per GABRIELE TORSELLO KASH LIBERO!

Vi invitiamo a partecipare.

CON PREGHIERA DI MASSIMA DIFFUSIONE

Il presidio per Gabriele Torsello è organizzato su iniziativa dell'Arci "Ugo Baglivo" di Alessano e del Collettivo Diversamente.

per info 349/6415030

10.21.2006

Iniziativa osservatorio Massari: "LIBERATE KASH GABRIELE TORSELLO!"

Archivio Osservatorio MassariContinuerà domattina presso la Torre di Belloluogo a Lecce, dalle ore 10 alle ore 12, il presidio pacifista organizzato dall'associazione "Osservatorio" per invocare la liberazione del reporter salentino Gabriele Torsello.
Dopo che per tre giorni -da giovedì fino ad oggi- si sono svolti i presidi presso la piazza antistante il Palazzo dei Celestini e la Prefettura, raccogliendo moltissime adesioni scritte (vedi foto allegate), l'associazione sposta l'appuntamento presso il monumento simbolo di insensibilità e noncuranza per la cultura e l'arte, scegliendolo quale luogo per manifestare il proprio senso di solidarietà per il giornalista salentino Kash Gabriele Torsello che, invece, ha saputo -partendo dal Salento natio- recarsi in paesi lontani per indagare, documentare ed abbracciare nuovi orizzonti di conoscenza e di ricchezza interiore.
Corrispondendo alle iniziative simboliche promosse dall'associazion ideale "Osservatorio", tra i tanti che hanno voluto finora sottoscrivere l'appello, si segnalano:
Alfredo Ancora - giornalista
Mauro Pascariello - responsabile dei VERDI a Lecce
A. Fadl - consigliere comunale aggiunto e rappresentante dei cittadini immigrati al Comune di Lecce
Francesco Spada - artista e designer
Marcello seclì - presidente di Italia Nostra per il sud salento
Enzo Bianco - scrittore
Valentino De Luca - scrittore
Ludovico Malorgio - giornalista, responsabile Ufficio stampa della Provincia di Lecce
Maurizio Rizzo - responsabile della Pro loco di Scorrano
Antonella Lifonso - consigliere comunale di Lecce
Piero giovanni rapanà - attore
Ettore Bambi - giornalista e responsabile progetti sociali per il Ministero del Lavoro
Luigi Nanni - ricercatore ed esperto di storia dell'arte
Fernando Caracuta, avvocato - responsabile del Partito Socialista a lecce
Claudio Casciaro - già assessore alle politiche sociali della Provincia di Lecce
Rocco Sergi - Vice Prefetto Vicario di Lecce
Giacinto Urso - difensore civico della Provincia di Lecce
Raffaele Baldassarre - consigliere provinciale e capogruppo di FORZA ITALIA alla Provincia di Lecce
Sergio Bidetti - presidente del Consiglio Provinciale di Lecce
Maria Antonietta Capone - assessore provinciale e capogruppo dei Comunisti Italiani alla Provincia di Lecce
Luigi Calò - assessore provinciale di Lecce
Gianluigi Pellegrino - già vicesindaco di Lecce
Lorenzo Ria - già presidente della Provincia di Lecce
Alessandro Torsello - parente del giornalista rapito
Antonio Torsello - parente del giornalista rapito
Gianni Turrisi - capo di gabinetto della presidenza della Provincia di Lecce
L'Ossrervatorio rimetterà nelle mani dei Familiari del Giornalista rapito tutta la documentazione delle iniziative svolte.
Con Preghiera di pubblicazione
In fede
Beniamino Piemontese/OSSERVATORIO
Cell. 3208621930

Scusate il disturbo: Gabriele Torsello libero!

Rapiscono Giuliana Sgrena, emerita compagna del collettivo del Manifesto e agiamo come un sol'uomo, ci indigniamo, denunciamo, sfiaccoliamo... Rapiscono un Gabriele Torsello qualsiasi e a nove giorni di distanza, con la vita dell'ostaggio in serio pericolo, non si vede una bandierina della pace in giro.

Veltroni non si sbraccia e non stende tazebao dal Campidoglio perché non c'è mercato e lo applaudirebbero in quattro gatti. In giro c'è più solidarietà per tal Massimo Ceccherini, espulso dall' "Isola dei famosi", una prece, che per Torsello rapito in Afghanistan. Certo che siamo strani noi società civile, noi pacifisti, noi progressisti, noi bravi ragazzi, convinti di essere meglio degli altri, e che invece consumiamo come gli altri, pur struggendoci la coscienza.

Consumiamo come gli altri, noi sensibili alle foglie, e quindi il personaggio pubblico Sgrena ci appassiona, ma del carneade Torsello ce ne freghiamo. Ne scrive un po' Peacereporter, ma lo fa in punta di piedi, quasi con pudore. Torsello stesso chiede ai media di aiutarlo, sostanzialmente inascoltato. Qual'era lo slogan di Indymedia? Qualcosa tipo "fatti media". Se sull'Home Page di Indymedia non c'è una riga su Gabriele Torsello vuol dire che Indymedia ha fallito. E più ancora di Indymedia, in questo riflusso da elettroencefalogramma piatto, quella che scompare, coperta di vergogna, è la gloriosa piazza pacifista del 15 febbraio 2003. Quella che doveva fermare la guerra e cambiare il mondo. Anche quella era un prodotto di consumo, o meglio: era solo moda.

E non si dia la colpa alla sindrome da governo amico. Questo ha scelleratamente scelto di restare in Afghanistan, ma non è colpa di Prodi o Parisi l'indifferenza della società civile italiana verso Torsello. Forse Gabriele, se ti ammazzeranno diverrai un'icona, un'icona pacifista, in fondo è quello che è successo da morto anche ad Enzo Baldoni. Per il momento resti una sottomarca del consumismo pacifista, un prodotto da Hard Discount, un Olio Farchioni incomparabile con un prodotto di marca come Giuliana Sgrena. Per una volta sposo parola per parola il pezzo di Mario Giordano sul Giornale. Ce lo siamo proprio meritato. Perfino l'appello del figlio di Torsello, un bimbetto di quattr'anni, è scivolato via tedioso, pleonastico, melenso.

Scusate il disturbo, avrete senz'altro di meglio da fare ma c'è qualcosa di semplice e urgente da dire: GABRIELE TORSELLO LIBERO!

http://www.gennarocarotenuto.it/

10.18.2006

Fiaccolata per Gabriele Torsello libero!!


FIACCOLATA PER

“Gabriele Torsello Kash libero!”

venerdì 20 ottobre alle ore 20.30 - Alessano

Raduno in piazza Don Tonino Bello

Si invitano tutti i cittadini e le associazioni a partecipare alla fiaccolata per manifestare pacificamente la propria vicinanza al fotoreporter Kash Gabriele Torsello e alla sua famiglia.

L’unico slogan della manifestazione sarà “Gabriele Torsello Kash libero!”

Info: 349/6415030 – 320/0123458

10.17.2006

I rapitori di Torsello dettano le loro condizioni

“Entro domenica sera vogliamo l’apostata rifugiato in Italia. Sennò uccidiamo l'ostaggio”


Alle 20:30 ora afgana, le 18 in Italia, i rapitori di Gabriele Torsello si sono rifatti vivi. Questa volta, comunicando la loro richiesta per il rilascio dell’ostaggio: il ritorno in Afghanistan di Abdul Rahman, l’afgano convertito al cristianesimo, rifugiatosi in Italia alla fine del marzo scorso per sfuggire alla condanna a morte per apostasìa. E hanno anche dato un termine di tempo: la fine del Ramadan, che in Afghanistan si conclude domenica notte. “Altrimenti – hanno detto – lo uccidiamo”.
Secondo Rahmatullah Hanefi, il responsabile afgano della sicurezza dell’ospedale di Emergency che ha ricevuto la chiamata, “i rapitori si sono mostrati irremovibili nella loro richiesta e hanno detto che non vogliono sentire parlare di soldi”.
Prima di comunicare con i sequestratori, Rahmatullah è riuscito a scambiare due parole con Torsello. “Mi ha detto che oggi stava ‘così così’, mentre ieri aveva detto che stava bene”.
Abdul Rahman è un afgano di 41 anni. Sedici anni fa, mentre lavorava in Pakistan per una Ong cristiana che assisteva i profughi di guerra afgani, ha deciso di convertirsi al cristianesimo. Pensava di avere la libertà di farlo, vivendo ora nella democrazia afgana ‘made in Usa’. Sbagliato.
Lo scorso febbraio, Abdul è stato denunciato per apostasìa da suo suocero, il quale non voleva che le sue nipotine venissero cresciute da un “infedele”. La polizia ha arrestato Abdul, trovando anche la prova del suo crimine: una Bibbia nella sua borsa.
Dopo un paio di settimane di galera, l’apostata è stato portato davanti alla Corte Suprema, dove ha candidamente confessato di aver abbracciato la religione cristiana.
Il giudice Ansarullah Mawlavezada ha quindi spiegato all’imputato che il ripudio della religione islamica è un atto grave, un inammissibile attacco all’islam per cui la sharìa, su cui la Costituzione afgana si basa, prevede la pena capitale.
A quel punto è intervenuta la pubblica accusa, rappresentata dal giudice Abdul Wasi: “L’islam è la religione della tolleranza e quindi offriamo all’imputato la possibilità di venire perdonato se accetta di rinnegare la sua conversione e di riabbracciare la religione musulmana”.
Ma Abdul ha rifiutato: “Sono cristiano e lo sarò sempre”, ha risposto.
Rahman è poi stato rilasciato in attesa della condanna definitiva, prevista per due mesi più tardi: morte per impiccagione.
Il suo caso ha prodotto una forte mobilitazione in tutto il mondo, con un’ondata di proteste che ha investito il governo afgano.
Il governo italiano dell’epoca, in particolare l’allora ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, si è subito mobilitato per offrire asilo politico ad Abdul Rahman.
Il processo contro Abdul Rahman è stato interrotto “per vizi di forma” e lui è stato rilasciato e alloggiato in una struttura segreta e sicura.
Molti membri del parlamento afgano hanno affermato che Rahman dovrebbe essere trattenuto e giustiziato. L’imam Abdul Aziz, che è anche un deputato, ha detto: ''Tutto ciò spianerà la strada agli oppositori del governo per affermare che la guerra al governo è legittima''.
''Il rilascio di Abdul Rahman è contrario alle leggi dell'Afghanistan. A Rahman non deve essere permesso di lasciare l'Afghanistan. Dovrebbe essere posto sotto custodia''. Lo ha detto anche Yunus Qanuni, presidente della camera bassa, nel corso del dibattito in parlamento.
Il 29 marzo, l’afgano è stato fatto clandestinamente uscire dall’Afghanistan e portato in Italia.
Il 16 ottobre, la Ong Emergency ha diffuso un comunicato stampa per precisare la natura del suo coinvolgimento nella vicenda del sequestro di Gabriele Torsello. Ecco il testo del comunicato:
'Il coinvolgimento di Emergency nella vicenda che riguarda Gabriele Torsello ha avuto avvio da una telefonata con la quale l'ambasciata italiana a Kabul s'informava se personale di Emergency avesse avuto problemi, in presenza di voci che riferivano di un italiano 'sequestrato'. Una rapida consultazione con i nostri ospedali consentiva di escludere questo coinvolgimento e insieme faceva sapere che Gabriele Torsello era passato da Lashkar-Gah e aveva preannunciato una sua partenza per Kabul, su un pullman che sarebbe passato per Kandahar. Un responsabile (afgano) del nostro ospedale riusciva a contattare telefonicamente Gabriele Torsello, dal quale era sollecitato ad assicurare le persone che lo detenevano circa la sua esclusiva qualità di giornalista. Mentre si stava parlando con i suoi rapitori la linea cadeva. In un successivo contatto attraverso lo stesso mezzo, i sequestratori preannunciavano che avrebbero in seguito formulato richieste per una trattativa. Di tutto questo abbiamo informato le autorità italiane. Emergency è in Afghanistan impegnata in attività di cura con personale nazionale e internazionale. Nel sud in particolare, il personale di Emergency costituisce probabilmente la sola presenza di cittadini occidentali non militari: trova qui spiegazione il riferimento dei rapitori alla nostra associazione. Mentre è ovvio che non potremmo essere i soggetti di una trattativa, non potremmo certo sottrarci ad azioni potenzialmente utili alla liberazione di una persona sequestrata, in particolare a una eventuale e richiesta funzione di collegamento tra soggetti coinvolti in una trattativa. E' altresì ovvio che una tale funzione - attualmente non in corso - richiederebbe per sua natura il massimo di riservatezza, unica ragione del suo svolgimento essendo la ricerca di una soluzione positiva da parte di soggetti - diversi da Emergency - protagonisti di una trattativa'.

www.peacereporter.net

NATO says air strike kills senior Taliban fighter

Posto questo articolo letto sul sito della Reuters, perchè c'è il racconto del sequestro è leggermente diverso da tutti gli altri. Traduco per chi ha poca familiarità con l'inglese: Prima della partenza per Kandahar, Torsello, un mussulmano con la barba, viaggiava con i vestiti locali ed è stato arrestato dalla polizia vicino agli uffici governativi di Helmand , sospettato di essere un guerrigliero talebano. Peace Reporter riporta quanto detto da un addetto dell'ospedale.

E' la prima volta in cui viene scritto che è stato arrestato dalla polizia e non è stato sequestrato dai talebani. E' probabilmente un errore di traduzione, sto seguendo il sito di Peace Reportert dall'inizio del sequestro e non mi sembra sia mai stato scritto qualcosa del genere.

Questo il link diretto alla notizia: http://today.reuters.com/news/articlenews.aspx?type=topNews&storyID=2006-10-17T100007Z_01_SP161386_RTRUKOC_0_US-AFGHAN.xml&WTmodLoc=NewsHome-C1-topNews-5

KABUL (Reuters) - U.S. warplanes killed a senior Taliban commander in an air strike in the violence-racked southern province of Uruzgan on Tuesday, NATO said.
"The aircraft engaged a known mid-level Taliban commander in the vicinity of Bagh-Khosak in the Khod Valley with three 500 pound bombs, killing him and 10 to 15 additional Taliban militants," the alliance said in a statement.
It added the dead had been involved in ambushes of Afghan soldiers and troops from the NATO-led International Security Assistance Force (ISAF).
Mountainous Uruzgan is a stronghold of the Taliban, ousted by U.S.-led forces in 2001, and next to Kandahar province, the birthplace of the hardline Islamist group.
THE 21st CENTURY IN PICTURES Global Issues: View Slideshow
The Taliban have regrouped since their ouster and this has been the bloodiest year since 2001, with more than 3,000 people, including about 150 foreign soldiers, killed in fighting across the country.
Most of the violence has been in the south, where NATO took command from U.S. forces in July before taking over the whole country this month.
An Italian photojournalist kidnapped in Helmand province, south of Uruzgan and the opium capital of the world's major producer, has made contact with an Italian-run hospital, the PeaceReporter (www.peacereporter.net) Web site said on Tuesday.
London-based Gabriele Torsello (www.kashgt.co.uk), a Muslim, told the hospital's security chief he was fine and that his abductors were moving him around, said PeaceReporter, which specializes in conflicts.
Torsello was kidnapped by five gunmen last week from a public bus on the way from Lashkar Gah, Helmand's capital, to Kandahar.
Helmand and Kandahar are the two most dangerous provinces in Afghanistan and have seen the heaviest fighting between the Taliban and NATO forces and troops from the U.S.-led coalition.
Soon before he left for Kandahar, Torsello, a bearded Muslim traveling the area in local dress, had been arrested by police near the Helmand governor's office on suspicion of being a Taliban guerrilla, PeaceReporter quoted a hospital worker saying.
Police say his kidnappers are Taliban, but the Islamist group has denied any involvement, blaming criminals instead.
© Reuters 2006. All Rights Reserved.

Interview with Kash Gabriele Torsello: Reflections on Kashmir- the forgotten people

Can you tell me a little bit about your background, your childhood and how photojournalism became your chosen career? I was born in Alessano, a small village in south Italy. I have always been fascinated by nature, especially by the seaside. I grew up in my parent’s 24-room house; my Grandfather designed it. He was a great man, open minded, and he inspired me to believe in people as individuals. I never met him because he died long before I was born but my father, used to tell me a lot about him and he also let me use my grandfather’s studio. Here I used to spend most of my time observing his antique collections and browsing through his vast library, books on science, religion, humanity, mathematic and nature. I never took words and ideologies for granted but was more interested in their meanings and roots. My uncle gave me my first camera – a small compact - when I was a teenager, and soon after I read two books from the greatest master of Black & White photography: Ansel Adams. Those books helped me to understand that photography is not just a technique but a language. I was nearly twenty when I completed my studies in business and left my village. By chance I went to Rome and made my first photo-documentary about street life in Rome. The people I was photographing were mainly living in the street and I decided to become homeless too. This was to get closer to their ‘life style’, to understand better their feelings and to take photographs that would tell their story. After this three month project I was commissioned to take photographs for the movie industry. I did this for a year and although it was a good job and very well paid, I didn’t feel satisfied with it, I was not happy with myself. I remember one day I woke up with a thought in my mind: India Sometime later I decided to quit the movie job. How does an Italian journalist end up in war-torn Kashmir? In early 1994 I traveled to India with three aims: to experience life in a remote village, to meet and live with a holy man –Baba- and to travel to a war torn area. At that time I didn’t know about Kashmir at all. It was only when I was traveling from New Delhi to Madras that I heard about the region. During my stay in the south of India, I read about the conflict in Kashmir in the national newspapers. I kept asking people for the reasons underpinning the violence but wasn’t given any explanation. The common answer to my question was the same “It is a very dangerous place, where people get killed…”. The longer I stayed in India the more I fell attracted to Kashmir. On a very long train journey I crossed the whole of India and arrived finally in Jammu. From there I took a bus to the vale of Kashmir, my final destination, Srinagar. You spent seven years of your life in Kashmir attempting to capture the story of a people under siege – how has this experience personally affected you? It is difficult to say in words how the experience changed my life. I witnessed many atrocities but I also encountered human kindness and purity. When I was in Srinagar I felt a positive energy I had never felt before in my life. Since my first day – in the Valley - everything and everyone looked familiar to me. It was this energy and the crimes against humanity that changed my vision and the whole purpose of my life. Once I was back in Europe I was determined to tell the world the story of the Kashmiri people and their daily life. Initially the Italian media were not interested in publishing my book because Kashmir was not high on their agenda, France was the same. Late in 1994 I came to the UK and since then I have been sharing my work with newspapers and magazines around the world –including Italy and France, and also with Human Rights Organizations and UN agencies. In December 2002 I managed to self-publish the first hardcover photojournalistic book on Kashmir ever published in the world. Five thousands copies of ‘The Heart of Kashmir’ have been printed without any sponsors or grants, but with personal bank loans. Did the thought of giving up and returning home ever cross your mind? Home is within me and as long as I believe, I will carry on and not give up. My first visit to Kashmir was during a time when the International Media and Human Rights experts were not easily allowed entry, and I have witnessed a cruel reality. It has been, and still continues to be, quite difficult to expose violations of human rights in Kashmir but I cannot just turn my back on them. What I have seen and felt in Srinagar is too strong to give up. What is your fondest memory of Kashmir? I have lots of memories about Kashmir, and all of them are alive and constantly present within me. I used to enjoy drinking my first cup of tea of the day, sitting on the patio, looking up in the sky and watching the eagles and their wings of freedom. I remember my frequent visits to the Mosque and how relaxing and peaceful it was for me. When it was time to leave my legs were somehow stuck to the ground and it took me some time to stand up and walk away. Another memory is the day I took photographs of a Kashmiri killed under torture. As I was walking away, towards my house, I passed some women who were still deeply upset and crying because of the loss of their loved one. One of them recognized me from the funeral and she looked at me with pain, her eyes were shining with tears, she was crying and shouting at me: “…What are you going to do with those photos, are you going to give them to someone else and nobody will know about us, or are you going to show the world what is going on in Kashmir…?” I didn’t reply but felt her pain and her anger. Can you see any way out for those in occupied Kashmir and what, if anything, can those of us living in the West do to help their cause? The only peaceful solution that I can see is the withdrawal of the military presence from Kashmir. India and Pakistan should let Kashmiri Leaders form an integral part of the peace talks, and ensure that once divided Kashmir is reunited and free from external Armies, Kashmiris will hold what has been promised to them: a Plebiscite I am sure there are many ways of helping them from the West; one obvious way is to expose the violation of human rights in Kashmir, and to make people aware that Kashmir is not just a disputed territory but also a beautiful country with beautiful people. Kash Gabriel Torsello was in conversation with Dr Sangeeta Dhami
The following are comments:
Good article. The journalist probably should have looked more in to details and facts about whose land Kashmir was before the Mughal invasion of India. Yes and very true human rights are abused in Kashmir especially by the Indian army, historically whose land is it? Does it belong to Persians? No! it belongs to the Pandits who are in exile and took refuge in India. It is very sad fact indeed Bharath
Very moving. Sensitive and balanced and non judgemental.Azhar Sheikh
MCBDirect is the Muslim Council of Britain's Community Information Service. We aim to identify and promote excellence in the British Muslim community and in so doing help to raise standards nationally. If you share with us a desire to promote excellence in our community and know of any projects or initiatives that you feel should be profiled, please drop us a line mcbdirect@mcb.org.uk
Views expressed are those of the authors and may not necessarily reflect the views of the Muslim Council of Britain.

http://www.mcb.org.uk/features/features.php?ann_id=317

L'ONU indaga

Il portavoce dell'ONU: "Lavoro serrato sul rapimento del fotoreporter italiano in Afghanistan".

http://multimedia.repubblica.it/home/446196

10.16.2006

Sequestro Torsello, nuova telefonata

Alle 21,30 ora afgana il contatto tra i rapitori e Emergency



"Sto bene, ci siamo spostati di zona" ha detto il fotoreporter al telefono con l'ospedale di Emergency a Lashkargah. I rapitori hanno detto di far parte di un gruppo talebano indipendente e di non avere relazioni con i talebani che in questi giorni hanno smentito il rapimento.

Una nuova telefonata tra Torsello e l'ospedale di Emergency a Lashkargah é intercorsa questa sera alle 21.30 ora locale afgana. Gabriele Torsello, il giornalista fotoreporter scomparso lo scorso giovedí ha parlato al telefono con il responsabile afgano della sicurezza dell'ospedale di Lashkargah, rassicurandolo sulle proprie condizioni di salute. "Sto bene - ha detto Torsello - ci siamo spostati di zona". Rakmatullah, il responsabile della sicurezza dell'ospedale di Lashkargah, ha parlato anche con i rapitori di Torsello i quali hanno promesso una nuova comunicazione.

www.peacereporter.net

10.15.2006

Liberate Gabriele Torsello

Gabriele Torsello è stato rapito in Afghanistan mentre era sulla strada che da Kandahar porta a Kabul.

Spesso Gabriele aveva paventato questo rischio, ma non si era mai tirato indietro nel suo lavoro di fotoreporter indipendente.

Lui ci diceva testualmente: “Io preferisco prendere contatti con le popolazioni locali. E’ questo il mio più prezioso lasciapassare”.

Purtroppo questa volta sembra che non gli sia servito, anche se sappiamo poco su chi lo ha rapito e perché.

Quel che è certo è che Gabriele ha sempre mostrato nei suoi reportages soprattutto la drammaticità delle condizioni in cui vivono i popoli sottoposti alle guerre ed ai conflitti, e questo al di là delle versioni ufficiali.

Questo è Gabriele Torsello!
Un uomo che tramite il suo lavoro ha acceso i riflettori su situazioni molto spesso misconosciute.Esprimiamo innanzitutto ai familiari di Gabriele la solidarietà e la vicinanza unanime del Consiglio Comunale certi di dare voce con questo a tutta la comunità di Alessano e Montesardo.Rivolgiamo un accorato appello ai rapitori perché liberino Gabriele, un uomo di pace, un uomo che col suo lavoro ha portato l’obiettivo del mondo su realtà dimenticate.

Rivolgiamo al contempo un appello al Governo ed alla comunità internazionale affinchè mettano in essere tutto quanto è nelle loro possibilità perché Gabriele torni tra noi.

Per dare maggior forza alla nostra voce il Sindaco convoca per Martedì 17 ottobre alle ore 19,30 il Consiglio Comunale con all’ordine del giorno l’appello “Liberate Gabriele” ed invita le forze politiche e sindacali, le Associazioni presenti sul territorio e tutta la cittadinanza a partecipare.

10.01.2006

Giovani «alieni» al Sud

da La Gazzetta del Mezzogiorno del 1 ottobre 2006
di Rita Schena

Marino Spilotros e Francesco Mongiello entrambi pugliesi, il primo di Bari, il secondo di Bitonto, formatisi professionalmente lontano dal Sud, esprimono le loro difficoltà a confrontarsi con il mercato del lavoro locale
Il rientro nella loro regione d'origine, la Puglia, li fa sentire come «alieni»: Marino Spilotros e Francesco Mongiello entrambi giovani pugliesi, il primo di Bari, il secondo di Bitonto, formatisi professionalmente lontano dal Sud, esprimono le loro difficoltà a confrontarsi con il mercato del lavoro locale, mentre senza le stesse difficoltà si muovono tra Roma e Milano o addirittura Bruxelles. Tutti e due hanno deciso di utilizzare il web per riuscire a ricucire il legame con la propria terra.
Francesco Mongiello, 38 anni, consulente e formatore in ambito turistico, ha appena avviato un sito specifico sulla formazione turistica www.formazioneturismo.com «il mio modo di essere vicino alla Puglia da Roma dove ormai mi sono stabilizzato per il mio lavoro»; Marino Spilotros, 35 anni, consulente per bandi comunitari, dopo quasi tre anni a Bruxelles è rientrato a Bari. Ha realizzato e gestisce con altri due giovani www.euro-jobbing.com un sito che rilancia le opportunità di lavoro messe a disposizione da enti, aziende ed istituzioni europee, ricerche di lavoro ed offerte di stage di alta specializzazione, tanto che capita che vengano inserite in lingue madre, inglese prevalentemente, ma anache francese o addirittura in svedese a seconda dell'impresa o ente proponente l'offerta d'impiego.

«Una volta che vai via da casa per completare gli studi o per cercare lavoro, rientrare è difficile – sottolinea Francesco Mongiello – mi sono diplomato all'Istituto alberghiero 'Perotti' di Bari, ho iniziato a lavorare in alberghi di Bari e Corato, ma poi ho chiesto a me stesso di più. E allora ho osato con corsi di ulteriore specializzazzione: una Businness school a Roma, un master in marketing a Torino. Il lavoro ormai mi chiamava fuori dalla Puglia e quando ho provato a rientrare il mio curriculum troppo specializzato era come se spaventasse; ti vengono a mancare i contatti di riferimento per rientrare nel giro, eppure sento che potrei essere utile alla mia regione».
«Dopo tanto tempo in Belgio quello che ti manca da morire è il sole – spiega Marino Spilotros sorridendo – e non è la solita lamentela dell'emigrante, è una necessità fisiologica: settimane intere di pioggia continua e il cervello si blocca dalla tristezza. Io sono partito per Bruxelles con una laurea in Scienze statistiche ed economiche, dopo aver vinto un concorso come stagista presso le commissioni del Parlamento europeo. Dopo alcuni anni vedi il tempo che passa e con i 33-34 anni arriva la stagione delle scelte: o torni a casa con quello che hai imparato e cerchi di mettere a disposizione del tuo territorio la tua esperienza, o fai il salto e resti fuori. Io ho deciso di tornare, ma non è semplice, arrivano giornate che ti senti come in mezzo al guado, incontri manager o responsabili aziendali che valutano il tuo curriculum e ti scartano perchè sei troppo qualificato, per non parlare degli enti pubblici e dei vari funzionari».
Per entrambi Internet permette di annullare le distanze: per Francesco è una finestra per cercare di avvicinarsi alla Puglia, per Marino un servizio a disposizione dei tanti giovani del Sud che sognano di mettersi in gioco all'estero.
«Il turismo è un settore strategico per la Puglia – sottolinea Francesco – ma mi rendo conto che manca ancora completamente il concetto di accoglienza, di servizio e si può notare proprio dall'offerta formativa, o troppo specializzata o troppo generica, mentre serve una classe manageriale che sappia lavorare insieme, ottimizzare le risorse e sfruttare meglio il nostro patrimonio territoriale, artistico e culturale».
«Tanti giovani pugliesi si muovono all'interno di offerte di lavoro locali poco gratificanti per titoli di studio che invece meriterebbero di più – evidenzia Marino – lo si fa per paura di mettersi in gioco, delle difficoltà che l'estero e la lingua straniera può presentare, ma le soddisfazioni per chi è bravo sono straordinarie. Appena arrivato a Bruxelles nonostante il mio inglese più che discreto ho passato un mese terribile, mi sentivo un pesce fuor d'acqua, poi passa, basta avere tenacia. Le opportunità di Bruxelles sono uniche, è la capitale d'Europa, multietnica, multiculturale. Vai in un pub una sera e ne esci chiaccherando con un rappresentante europeo ed una consulenza ottenuta. Certo se non piovesse tanto...».

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