Testo integrale del discorso tenuto da Romano Prodi a piazza del popolo domenica 9 ottobre
Amiche e Amici,
oggi non siamo qui per una manifestazione di parte o di propaganda. Siamo qui per testimoniare la nostra passione e il nostro amore per l’Italia. Un grande Paese, le cui speranze ed energie da quasi cinque anni sono umiliate da un governo e da una maggioranza che hanno promesso miracoli e prodotto disastri.
Un Presidente del Consiglio inadeguato e una maggioranza litigiosa stanno concludendo la loro esperienza. La loro incapacità è sotto gli occhi del mondo. Gli italiani sono stati umiliati nel loro amor di patria. Hanno visto un governatore della Banca d’Italia sfiduciati dal Presidente del Consiglio sedere a fianco di un ministro dell’Economia capace solo di dileggiarlo di fronte alla stampa mondiale.
Noi tutti siamo offesi da tanta inettitudine. Noi non meritiamo di essere governati così male. L’Italia e gli italiani meritano di meglio. Noi ci indigniamo di fronte a chi non ha il senso del dovere e del rispetto per i valori fondati della nostra Repubblica.
IN QUESTI CINQUE ANNI il nostro Paese ha perso competitività e credibilità internazionale. Ha visto calare sempre di più il tasso di crescita dell’economia, ormai giunta ai livelli più bassi dell’Union e Europea e di tutto il mondo sviluppato. Ha visto il potere di acquisto degli italiani ridursi drammaticamente fino a costringere milioni di famiglie a fare i conti con la difficoltà di arrivare a fine mese. Una famiglia su quattro del nostro Mezzogiorno vive in condizioni di povertà. I ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. È aumentata l’ingiustizia sociale. Si è frantumata la coesione. I più deboli sono stati emarginati e i furbi incoraggiati. Gli italiani sono stati spettatori dell’arroganza di un potere che non ha esitato a ricorrere a leggi ad personam per salvare dalla giustizia il Presidente del Consiglio e i suoi amici. Leggi talmente spudorate che persino chi ne ha curato la prima stesura oggi se ne vergogna e le disconosce: la legge Cirielli oggi si chiama «ex Cirielli». Molte attività economiche, molte imprese hanno chiuso. Il precariato è cresciuto, i giovani sono sempre più ridotti a vivere nell’incertezza e nella provvisorietà. È palpabile un senso di disagio, d’insicurezza, d’inquietudine e di paura per il presente e per il futuro. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, i giovani guardano con invidia i padri, nella convinzione che la loro vita sarà peggiore. Per la prima volta i genitori guardano con ansia i figli nel timore per il loro avvenire.
In questi cinque anni il paese e il mondo sono profondamente cambiati. Nuovi grandi problemi si sono affacciati sullo scenario internazionale. La globalizzazione con tutte le sue potenzialità ei suoi difetti è andata avanti. Il terrorismo internazionale si è scatenato in tutta la sua ferocia. L’insicurezza e la paura sono diventati una costante delle nostre società. La guerra, con le sue tragedie e le sue enormi contraddizioni, hanno segnato e segna profondamente lo stato dei rapporti internazionali.
L’UNIONE EUROPEA ha accolto dieci nuovi Paesi,spostando le sue frontiere fino ai confini del continente. La spinta all’allargamento è ancora fortissima, come le recenti decisioni di questi giorni dimostrano. La costruzione di una Europa più forte e coesa va avanti e non si arresterà solo perché si è momentaneamente fermato il processo di ratifica della nuova Costituzione. La moneta unica europea si è affermata e consolidata come una delle più forti valute del mondo. L’Euro ha messo i paesi finanziariamente più deboli al riparo dalle tempeste monetarie. E tra questi paesi deboli vi è purtroppo l’Italia. Grandi e popolose nazioni si sono affacciate sulla scena mondiale. Cina e India sono i nuovi giganti della competizione economica globale. Tutto il mondo intorno a noi cambia. Sofisticate tecnologie rimpiazzano vorticosamente le vecchie. Nuovi interrogativi ci inquietano. La scienza e la tecnica offrono maggiori risorse e opportunità, ma generano interrogativi sempre più complessi e interrogano ogni giorno di più la coscienza di tutti noi. Tutti siamo affascinati e intimoriti da un mondo sempre più interdipendente, sempre più visibilmente diventato piccola casa comune di tutto il genere umano. Le fonti energetiche tradizionali scarseggiano. L’ambiente è inquinato e devastato dall’incuria. Gli elementi naturali si scatenano con veemenza a testimonianza di un Pianeta violentato dai suoi abitanti. Una pianeta sfruttato senza lungimiranza e senza senso di responsabilità verso le generazioni future. Uomini e donne si spostano dalle aree povere del mondo a quelle più ricche, portando dentro di sé storie di dolore e di sofferenza. Essi offrono ai paesi in cui cercano una sorte migliore nuove opportunità ed esperienze, ma creano anche nuovi problemi e contraddizioni. Il mondo cambia, i popoli cambiano, l’umanità tutta vive un processo di trasformazione.
Di fronte a tutto questo questo, il nostro Paese è stato guidato per cinque interminabili anni da una maggioranza e da un leader incapaci di guardare ai grandi problemi dell’Italia e del mondo. La classe politica che ci ha governato è stata attenta solo a cambiare le leggi a proprio vantaggio, e a tenere insieme, con favori e regalie, un blocco sociale ed elettorale abbacinato da irrealistiche promesse di ricchezza e di abbondanza. Il Presidente del Consiglio ha scambiato la politica internazionale con un sistema di rapporti e relazioni strettamente personali, quasi che i capi di Stato e di governo fossero proprietari dei loro Paesi, com egli imprenditori lo sono delle loro imprese.
LA POLITICA ESTERA dell’Italia si è ridotta ad incontri conviviali nei ranches, nelle dacie, nelle sfarzose ville private fortificate con i nostri soldi.Il Paese è stato trascinato in una avventura militare non voluta e non sentita solo perché il nostro Presidente del Consiglio potesse essere invitato alla corte del mondo. Persino le tradizionali relazioni con gli alleati storici dell’Italia sono state ridotte a supina accettazione della supremazia e delle scelte degli alleati. Mai, mai nella sua storia recente l’Italia aveva così platealmente abdicato alla sua dignità di Paese capace di elaborare una propria e autonoma politica estera, coerente ma non schiacciata dalle alleanze e dalle relazioni internazionali in cui siamo inseriti. Mai il ruolo e il peso del nostro Paese nelle grandi organizzazioni internazionali in cui si difende quotidianamente la pace e la convivenza del mondo, è stato così ridotto e così marginale. E che dire del modo col quale sono stati affrontati i grandi mutamenti nel sistema economico mondiale e la crisi dell’economia italiana? Si è operato come se per rilanciare l’economia potessero bastare alcune grandi opere, in gran parte pianificate e finanziate nella precedente legislatura. Vedendo spesso, in queste opere, più l’occasione per tagliare qualche nastro davanti alle telecamere che un’opportunità per il paese.
HANNO SPRECATO tempo e soldi.
Le opere non sono state concluse. Spesso non sono state neppure iniziate. E nel frattempo abbiamo perso anni preziosi per mettere il Paese in grado di sfruttare la grande opportunità che il ritorno della Cina e dell’India sulla scena mondiale offrono ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Né meno irresponsabile e miope è stata l’azione di governo di fronte ai grandi mutamenti che la globalizzazione pone a tutti i Paesi del mondo. Il programma delle famose tre «i» sì è risolto in poche e sporadiche iniziative. La riforma della scuola e dell’Università è del tutto insufficiente a mettere le nuove generazioni ing rado di competere con il resto del mondo. Le famose tre «i» del contratto con gli italiani sono diventate l’emblema dell’irresponsabilità, dell’interesse, dell’incompetenza. Di fronte ai grandi temi della tecnologia e della scienza, della ricerca e delle nuove opportunità che la medicina e la biologia offrono agli uomini abbiamo visto la maggioranza compiere scelte puramente opportunistiche, spesso mutevoli, costantemente orientate a ricercare il consenso e l’appoggio elettorale. Non siamo mai stati presenti nelle grandi occasioni mondiali in cui si sono affrontati i temi della tutela dell’ambiente e della salute della terra.
Questo è il bilancio, sintetico e impietoso, di questi cinque anni.
UN BILANCIO DISASTROSO perché il Paese è stato addormentato, anestetizzato ed ingannato. Perché la politica stessa ha perso ruolo e capacità di guida e di governo, costretta come è stata a fronteggiare ogni giorno le fantasiose inventive e le indegne trovate di ci aveva di mira prima di tutto e soprattutto gli interessi personali propri e dei propri amici. Un bilancio disastroso perché tra vendette e compromessi di basso profilo sono stati logorati la fiducia nella giustizia, il senso della legalità, il senso della responsabilità individuale e collettiva del Paese.
Si è persa la memoria stessa dell’interesse generale come guida e faro di ogni maggioranza di governo capace di essere all’altezza dei propri compiti.
In questo contesto va in scena ora l’ultimo atto. Una legislatura al tramonto e una maggioranza parlamentare che sa di essere da tempo minoranza nel Paese stanno tentando in questi giorni l’ultimo affondo. Cinque anni di cattivo gusto stanno ora concludendosi nel dramma. Un ministro dell’Economia tornato senza alcuna spiegazione al posto da cui era stato cacciato due anni fa, ha presentato una legge finanziaria priva di contenuti reali e di interventi e misure strutturali. Una finanziaria che prevede solo tagli e vincoli per le amministrazioni locali, quelle più vicine ai cittadini e ai loro bisogni. Di fronte a un deficit che oggi marcia ben oltre il 5% e che deve essere ridotto entro due anni al 2,8% questa finanziaria prevede una manovra che per quest’anno si limiterà a ridurre il deficit del solo 0,8.
[b]NON SI POTREBBE [b]essere più irresponsabili. Questa è una finanziaria di chi sta scappando e sa che l’anno prossimo non dovrà essere lui ad affrontare i problemi del Paese. Problemi che proprio le inadempienze, le negligenze di oggi renderanno domani più difficili.
Ma questa non è solo una finanziaria irresponsabile. Essa è anche una finanziaria che continua a scaricare sulle fasce meno protette della popolazione tutti i costi della crisi del Paese. I tagli e i tetti di spesa che essa prevede per gli enti locali vanno a colpire i servizi ai cittadini e ciò determina una vera e propria perdita di protezione e di sostentamento per le fasce svantaggiate. Continua e persiste così quell’indegna impostazione che ha caratterizzato tutte le finanziarie del governo Berlusconi e che ha visto i trasferimenti agli enti territoriali diminuire nell’arco di cinque anni da 15,5 miliardi a soli 14 miliardi di euro. Tenendo conto dell’inflazione oltre tre miliardi di euro in meno. Tagli che sono stati pagati dalla gente in minori servizi e minore coesione sociale. Tagli che sono serviti sostanzialmente a finanziare quella debole e inutile riforma dell’Irpef fatta in questi anni. Riforma che ha regalato molto ai ricchi e niente ai poveri e che si è trasformata in una inaccettabile forma di trasferimento di ricchezza a chi più ha. Altro che solidarietà sociale. Altro che capacità di coesione e senso di responsabilità che inutilmente il nostro presidente Ciampi ricorda sempre come compito primo di chi governa.
QUESTA È UNA MAGGIORANZA classista che ha fatto una politica di classe. Una maggioranza di scontro che ha fatto una politica di scontro. Una maggioranza non omogenea e conflittuale al suo interno che ha costantemente scaricato sul Paese i costi delle sue divisioni.
È i questo quadro del resto che si inserisce la vicenda della sciagurata riforma costituzionale che va sotto il nome di «devolution». Di questa riforma, dei danni tragici che essa può procurare al Paese, dello scempio che essa compie a danno della nostra Costituzione, delle incoerenze tecniche che la caratterizzano tutti ormai sono consapevoli. La ricerca forsennata quanto impossibile di un equilibrio fra le diverse forze della coalizione ha portato a una architettura costituzionale assurda. Un’architettura in cui il presidente del Consiglio è onnipotente verso la Camera dei deputati ma impotente verso il Senato. Il Senato a sua volta non rappresenta né il popolo né i governi locali ma è tuttavia in grado di bloccare ogni iniziativa dello Stato. Il procedimento legislativo diventa una sorta di gioco dell’oca dai tempi interminabili. Il capo dello Stato è umiliato insieme a tutti gli altri organi di garanzia. Regioni ed autonomie locali si vedono dare e togliere competenze secondo un disegno tanto macchinoso quanto incomprensibile. Difficilmente dunque si potrebbe pensare a una riforma più dannosa, più contraddittoria, più lontana dagli interessi dei cittadini. E tuttavia questa riforma va avanti. La maggioranza intende approvarla in via definitiva.
SE COSÌ AVVERRÀ non resterà che riporre ogni speranza nell’inevitabile referendum nella certezza che il Paese saprà rispondere con un sonoro e corale no.
Ma perché si va avanti? È noto, lo sappiamo tutti. Si va avanti solo perché lo vuole la Lega che ne ha fatto la sua bandiera. Ma ditemi! È questo il Paese in cui vogliamo vivere? È questo il Paese che gli italiani si meritano? Io dico no, mille volte no. E con me lo dicono gli italiani che ormai da due anni, a ogni elezione, sconfiggono la Casa delle libertà e premiamo la nostra opposizione forte e coerente. Una maggioranza parlamentare responsabile e degna del suo ruolo in queste condizioni dovrebbe arrestarsi. Attendere. Rinviare alla prossima legislatura e al nuovo Parlamento ogni decisione su un tema così delicato. Ma non questa maggioranza. Non da questa maggioranza ci si può aspettare senso di responsabilità democratica. E infatti cose ancora più gravi sono oggi di fronte a noi. Questa maggioranza, ormai minoranze nel Paese, timorosa di perdere le prossime elezioni, sta per cambiare la legge elettorale. Per paura della sconfitta imminente essi hanno costruito per se stessi una legge che reintroduce il proporzionale e cerca così di limitare le perdite. Una legge che prevede liste bloccate, senza preferenze, con candidati decisi dai partiti e dunque con un Parlamento scelto di fatto da poche persone. Un sistema che prevede un premio di maggioranza troppo basso per garantire la governabilità e che non prevede l’elezione diretta del premier anche se la coalizione è caratterizzata dal fatto stesso di proporre un candidato primo ministro.
Una legge che incentiverà il ritorno alla partitocrazia, alla formazione di coalizioni pluripartitiche instabili e intrinsecamente conflittuali al loro interno. Così si fanno fare giganteschi passi indietro al Paese. Così si riporta il nostro orologio ai tempi della partitocrazia imperante, e della continua instabilità. Con il referendum del ’93, un referendum che ha il valore di un vero e proprio atto rifondativo del nostro sistema costituzionale, gli italiani scelsero un sistema elettorale fondato sul principio maggioritario.
UN SISTEMA che garantisse agli elettori di poter scegliere insieme il Parlamento e il governo, in un quadro di stabilità fondato su un chiaro patto di responsabilità stipulato con gli elettori sovrani. Proprio quello che ora, con questa riforma, si vuole togliere di mezzo. Così si tradisce la volontà stessa del popolo italiano. Con questa legge diminuiscono forse le dimensioni della sconfitta che l’attuale maggioranza subirà alle prossime elezioni. Qualcuno, abituato a fare sempre leggi ad personam, può persino pensare, come fa l’attuale presidente del Consiglio, che in questo modo si logora l’opposizione. Quello che è certo però è che con questa legge si fa del male agli italiani perché sarà ancora più difficile governare. Una maggioranza che ha fatto tanti guasti e tanti disastri dovrebbe sentire almeno la responsabilità di consentire a chi verrà dopo di porre rimedio a questi danni. Questa maggioranza sceglie invece ancora una volta il suo particolare interesse. Che il Paese diventi più ingovernabile, che gli italiani perdano una parte rilevante della loro sovranità di elettori, che le oligarchie tornino a farla da padroni: che importa?
IL BENE DEL PAESE è l’ultimo dei pensieri di chi ci sta governando. Per questo oggi abbiamo voluto essere qui così numerosi in questa piazza. Noi ci rivolgiamo al Paese e a tutti gli italiani per dire quello che sta accadendo. Perché tutti sappiano. Tutti possano giudicare. Tutti possano reagire.
No. Noi non ci rassegniamo. Non ci rassegneremo mai. Noi sappiamo che la maggioranza degli italiani è con noi. Crede in noi. Ha fiducia in noi. Noi siamo pienamente consapevoli della grande responsabilità che ci attende. Noi, tutti noi candidati alle primarie dell’Unione e tutti noi che saremo candidati alle prossime elezioni politiche, tutti i partiti dell’Unione, tutte le donne e gli uomini che sono con noi, che ci sostengono, che ci voteranno, tutti sappiamo che il Paese ha diritto di essere governato come merita. Come merita per le sue tradizioni e le sue potenzialità.
NOI OGGI VOGLIAMO lanciare un messaggio di fiducia e di speranza agli italiani. L’Italia è un grande Paese. La nostra economia può ricominciare a correre. Il nostro popolo è capace di grandi slanci e di grande volontà. Ciò di cui c’è bisogno è una classe politica e un governo all’altezza del compito. Una classe politica e un governo che sappiano risanare i conti, e credano nella giustizia e nell’equità, garantendo la coesione sociale e la partecipazione di tutti allo sforzo collettivo. Un governo capace di riallineare prezzi e salari, in grado di far pagare a tutte le tasse e di tassare di più le rendite finanziarie e di meno il lavoro. Un governo capace di combattere monopoli e corporazioni, rendite di posizione e parassitismi per liberare le forze sane dell’economia e del lavoro. Un governo attento alle generazioni future, e capace di dare fiducia e opportunità ai giovani. Un governo capace di sviluppare un forte politica a sostegno dell’Unione Europea e della pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni.
UN GOVERNO ATTENTO ai problemi delle nuove tecnologie e capace di promuovere un grande dibattito pubblico sui nuovi valori che ne devono guidare l’uso e le applicazioni. Un governo in grado di rispettare le specificità e le potenzialità di tutti ma capace anche di far rispettare le regole della convivenza civile e della legalità democratica. Un governo aperto all’accoglienza verso chi viene da fuori ma capace di imporre a tutti le regole della nostra società democratica. Un governo attento ai problemi della sicurezza interna e internazionale ma anche custode geloso delle libertà individuali e dei valori essenziali della nostra Costituzione e della nostra civiltà. Un governo attento ai bisogni reali delle famiglie perché sa che le famiglie sono l’elemento essenziale e fondamentale non solo per lo sviluppo della persona umana ma anche per la crescita della comunità.
NOI AIUTEREMO le famiglie a crescere i propri figli grazie a misure più serie di quelle, risibili, che sono state adottate in questa legislatura. Noi sappiamo che tutti i cittadini e le cittadine, senza differenze e disparità devono avere non solo eguali diritti ma anche eguali opportunità. Il nostro governo promuoverà in tutti i modi l’eguaglianza effettiva fra i generi. Noi abbiamo idee chiare e idee forti. Noi sappiamo quello che è necessario alla nostra gente. Noi abbiamo pensato, riflettuto e discusso. Abbiamo cercato sempre il confronto con i nostri concittadini e non ci stancheremo mai di chiedere a tutti di aiutarci a costruire insieme l’Italia, l’Europa e il mondo che vogliamo. Vogliamo affrontare e padroneggiare i problemi del nostro tempo con serenità, con competenza, con equanimità, con giustizia, con attenzione a tutti e a ciascuno. Noi abbiamo rispetto per il nostro Paese e per i nostri concittadini. Chiediamo perciò a tutti voi fiducia, aiuto, partecipazione. Vi chiediamo di votare alle nostre primarie per dare il vostro contributo a questa che, oltre ad essere una consultazione per scegliere il leader che ci guiderà alle elezioni, deve essere una grande occasione di incontro e di partecipazione.
IO COME TUTTI gli altri candidati alle primarie, sto vivendo una grande esperienza. Incontro ogni giorno tanta gente, di ogni età, di ogni regione, di ogni mestiere o attività. Da tutti ricevo molto, molto più di quello che posso dare loro. E ricambio il loro affetto con un messaggio di speranza e di fiducia. Lo stesso messaggio che oggi tutti insieme diamo a voi in questa meravigliosa piazza del Popolo. Voi date a tutti noi forza e determinazione per continuare la nostra battaglia. Una battaglia che dovrà essere la battaglia di tutti gli italiani. Dobbiamo ridare fiducia al Paese. Dobbiamo riappropriarci del nostro futuro. Noi insieme renderemo di nuovo forte l’Italia. Daremo ai nostri figli e alle generazioni che verranno quel futuro di democrazia, di pace, di progresso e di crescita che essi hanno il diritto di avere.
Lo possiamo fare perché:
- saremo fermi nell’etica;
- saremo coraggiosi nell’economia;
- saremo fedeli alla nostra Costituzione.