5.22.2007

Libertà, istituzioni e politica

CHICAGO: IL SENATORE RENATO TURANO PRONTO AD ABBANDONARE LA MAGGIORANZA.

L’Italia dei partiti è giunta al capolinea, un sistema che sta collassando su se stesso e che negli anni ha prodotto la disgregazione delle famiglie e la perdita dei valori. Una libertà che è divenuta libertinaggio commutata dall’indotto dell’ingordigia e dall’incoscienza politica divenuta “sistema”, quel sistema che genera conflitti tra istituzioni ed insicurezza nelle generazioni verso il proprio futuro.


Si vuole partire da quelle fasce tricolori dei sindaci trascinate nel fango dagli strattoni della polizia che difendevano il proprio territorio dagli abusi di una conseguenza politica durata quasi un ventennio, la spazzatura in Campania, e dal riportare integralmente le parole del senatore Renato Turano, eletto nella circoscrizione del Nord America, tratte da un’intervista rilasciata al capo della comunicazione della Columbus di NY, il giornalista-regista, Pino Tordiglione: “Quando si arriva allo scontro tra le Istituzioni significa che l’assetto democratico di un Paese sta crollando e con esso cessano di battere il cuore della libertà e le regole che la sostengono. Oggi la gente non si sente più rappresentata e protetta da nessuno.


Porto come esempio il sistema del mio Paese, gli Stati Uniti, dove i parlamentari o deputati sono chiamati “rappresentatives” ovvero rappresentati della gente e dei loro bisogni, vengono eletti nelle circoscrizioni dove risiedono e rendono conto ai cittadini del proprio operato, da questo si determina la proficuità o non del proprio mandato, promossi o bocciati.


In Italia c’è un sistema elettorale, a mio avviso “incostituzionale” o meglio, “fuorilegge”, non si vota per il rappresentante di questa o quella zona che senti vicino o tuo, ma per il “partito” che lo rappresenta così l’elettore viene privato della rappresentatività territoriale, culturale ed anche ideologica di un’area; non si spiega, faccio un esempio, come D’Alema sia eletto a Gallipoli o Gasparre in Calabria, cosa c’entrino loro con quel territorio?, lascio a voi la risposta!, non si spiega neppure il perché i parlamentari in aula non votino secondo coscienza ma per il partito che li ha eletti.


E’ inconcepibile che i partiti abbiano o continuino a candidare persone che hanno avuto ed hanno problemi con la giustizia, con la droga, o siano di facili costumi oppure mercificano le proprie candidature a suon di quattrini.


Tutto questo è assolutamente inconcepibile in un Paese “civile”; le istituzioni sono fatte di “uomini”, quando l’uomo degenera anch’esse degenerano conducendo la società civile verso lo sfascio.


Il mio impegno è che si approvi urgentemente una nuova legge elettorale fatta per la gente e con la gente, che parta dal basso, un sistema chiaro e trasparente che tuteli il cittadino nella scelta del proprio portavoce sotto il profilo sia della rappresentatività territoriale che del valore morale ed etico.

Non assurgo a moralista ma ritengo che l’Italia abbia bisogno di una sterzata epocale, che ricostituisca le “regole certe”, “uguali per tutti”, attraverso una nuova “costituente” che dia alla gente la voce, le regole e “garantisca servizi affidabili ai cittadini” nonché restituisca loro l’orgoglio e la fierezza di
sentirsi italiani, questo sarà – conclude Turano- il mio impegno come senatore della repubblica eletto all’estero, negli Stati Uniti, un Paese che fonda la propria democrazia attraverso regole forti e certe, per questo sono pronto ad abbandonare questa maggioranza sapendo che la mia scelta sarà dettata dalla mia coscienza e non dai partiti.”



Mary Villano

PT Agency News

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5.20.2007

Il Berlusca non molla mai!!!

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4.05.2007

Elettricità, le proposte dell'Autorità per migliorare la qualità dei servizi

Ridurre ulteriormente il numero e la durata delle interruzioni del servizio elettrico anche prevedendo nuovi indennizzi automatici per famiglie e piccole imprese. Questo l'obiettivo delle proposte formulate dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas a favore dei consumatori, pubblicate in un Documento per la consultazione sulla qualità dei servizi elettrici a partire dall'1 gennaio 2008, data d'inizio del terzo periodo quadriennale di regolazione.

In particolare, l'Autorità propone che i meccanismi di incentivazione alla riduzione del numero delle interruzioni, anche di breve durata, che abbiano origine sulle reti di distribuzione di media e bassa tensione; tale regolazione si affiancherà alla regolazione della durata delle interruzioni che è in vigore dal 2000 e che ha già prodotto sensibili miglioramenti nel corso degli anni (da 192 minuti persi per cliente nel 1999 a 80 minuti persi nel 2005, per un miglioramento complessivo del 58%).

Nel documento si proposte inoltre l'introduzione di indennizzi automatici per le famiglie e per le piccole e medie imprese alimentate in bassa tensione che subiscano molte interruzioni e l'estensione dei migliori livelli di tutela anche ai clienti serviti dalle piccole imprese, per le quali sino ad ora sussistono particolari semplificazioni nell'attuazione della regolazione della qualità. Per l'Autorità è necessario inoltre il rafforzamento delle iniziative di monitoraggio della qualità della tensione, anche sulle reti di bassa tensione, e di promozione dei contratti per la qualità.

Si propone infine il miglioramento della tempestività di risposta degli operatori ai reclami dei clienti; l'introduzione di metodi di verifica dei dati di qualità commerciale comunicati annualmente all'Autorità da parte degli operatori, secondo procedure analoghe a quelle già in vigore per il settore del gas; i meccanismi di prevenzione e mitigazione delle disalimentazioni che originino sulla reti di alta e altissima tensione (le quali normalmente coinvolgono un elevato numero di clienti e in alcuni casi hanno una durata eccessiva); l'incentivazione di investimenti mirati a migliorare la robustezza meccanica delle linee aeree (in particolare per ottenere maggiori sicurezze in caso di eventi meteorologici avversi quali nevicate intense, forte vento, etc.) e la stabilità della tensione nelle zone caratterizzate da assorbimenti elevati e improvvisi.

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Linee guida per eolico e paesaggio

Riprendo da ecoblog, questo interessante articolo (pubblicato da lumachina) su un argomento di grande attualità nel salento in questo momento.

In ministero dei beni culturali ha pubblicato le linee guida per l'inserimento degli impianti eolici nel paesaggio.

Nelle 70 pagine della guida si parla della percezione sociale del paesaggio e di come dipingere i ventoloni per mimetizzarli. Il tutto ricade nell'applicazione dei principi sanciti dalla Convenzione Europea del Paesaggio.

La regione Toscana aveva inserito, per esempio, il criterio della frequentazione per valutare l'impatto visivo di un parco eolico. Permettetemi di semplificare il concetto: mettere un impianto in un posto poco frequentato crea meno disagi che metterlo in uno dove regolarmente arriva un sacco di gente.



In generale, vengono affrontati aspetti tecnici come la redazione delle mappe di visibilità degli impianti eolici e le tecniche per la fotografia di paesaggio. Tra i consigli, sembra che gli allineamenti siano percepiti meglio dell'ordine sparso. Sul colore sono possibili alcune variazioni del tono del bianco al fine di ridurne la brillantezza. Le indicazioni belghe suggeriscono, in ambito agricolo, di sfumare al verde la base del pilastro per garantire continuità con la linea di orizzonte.

Il consiglio di coinvolgere le popolazioni locali nella discussione, fin dall'inizio, e' ben presente. Interessante il fatto che vari studi effettuati in Danimarca, nel Regno Unito, in Germania e nei Paesi Bassi dicano che le popolazioni rurali sono generalmente più favorevoli all'eolico di quelle urbane.

La pubblicazione delle linee guida e' stata curata dal Politecnico di Milano.

» Linee guida per l'inserimento degli impianti eolici nel paesaggio su Governo.it

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4.04.2007

ECO-ENERGIA: NEL BRESCIANO PROGETTATO TUNNEL FOTOVOLTAICO

Mi piace riportare in queste pagine delle notizie che siano di stimolo alla riflessione sui temi ambientali ed energetici. Forse mai come in questo periodo i problemi energetici e quelli ambientali sono andati così a bracetto. Ma l'articolo che potete leggere in queste pagine racconta di una soluzione adottata nel bresciano per risolvere un problema di inquinamento acustico e ambientale su una strada statale, riuscendo a produrre anche energia fotovoltaica.

BRESCIA, 3 APR - Grazie a quel tunnel, se sara' realizzato, il Comune di Sale Marasino riuscira' a ridurre inquinamento acustico, ambientale e a produrre energia elettrica per un terzo del proprio fabbisogno. Quello che oggi e' stato definito un progetto pilota a livello mondiale, relativo a un ''tunnel fotovoltaico'' e' stato presentato nel Comune situato sulla riviera bresciana del Lago d'Iseo. ''L'idea - ha spiegato il sindaco Claudio Bonissoni - e' nata da una serie di esigenze. In particolare dalle forti pressioni avanzate dai cittadini che apprezzano la Statale 510 aperta negli anni scorsi, ma subiscono una dequalificazione della loro qualita' della vita. Questo, a causa dell'inquinamento acustico e ambientale. Avremmo potuto realizzare delle barriere, ma abbiamo pensato a una soluzione piu' complessa e altrettanto interessante''. Il primo cittadino spiega quindi che la ricerca di un anno e mezzo ha portato alla realizzazione di un progetto di fattibilita' brevettato proprio dal Comune. Si tratta di un tunnel lungo un chilometro e mezzo realizzato in vetro ed acciaio con pannelli fotovoltaici, per un totale di 7.400 metri quadri, collocati sulla parte alta. La soluzione in vetro consente di ammirare lo stupendo panorama che si gode dalle alture sovrastanti Sale Marasino: l'isola di Montisola, gli ulivi e il lago. Vengono poi abbattuti quasi totalmente i rumori e, attraverso dei filtri, anche le emissioni inquinanti. In quanto alla produzione di energia elettrica, la quantificazione e' di circa un milione e 200 mila kilowatt anno, ovvero circa un terzo delle esigenze del Comune abitato da 3.400 persone. ''Quello presentato oggi - spiega Emanuele Turelli, vicesindaco di Sale Marasino - e' il progetto preliminare. Ora si tratta di reperire le risorse, ma siamo ottimisti. L' amministrazione provinciale si e' detta disponibile e si tratta di un progetto che si paga da se' per il 60 per cento grazie ai contributi statali previsti dal Fondo Energetico. Stiamo inoltre cercando partner pubblici e privati''. Il costo dell'opera, ha spiegato ancora Turelli, si aggira sui 12 milioni di euro.

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4.03.2007

Verso un’energia più pulita: la turbina italiana ''Kobold''

Una fruttuosa settimana di prove nella Galleria del Vento della Fiat di Orbassano permetterà di aumentare l’efficienza energetica della turbina Kobold, brevetto italiano per la produzione dell’energia elettrica dalle correnti marine.

Il sistema, inventato dall’armatore Elio Matacena, presidente della Ponte di Archimede International SpA, è già installato con un prototipo al largo di Ganzirri, sulla sponda siciliana dello Stretto di Messina, dove, per la prima volta al mondo, grazie all’allacciamento alla rete elettrica Enel di Messina, si fornisce energia dal mare ai cittadini, potrà così ottimizzare la previsione di energia prodotta.
La campagna di disseminazione della tecnologia, promossa dall’Unido (United Nations Industrial Development Organization) negli arcipelaghi della Repubblica Popolare Cinese, dell’Indonesia e delle Filippine, per la quale sono già state create due joint ventures operative in Cina ed Indonesia, potrà così puntare su una turbina progettata per sfruttare al meglio le forti correnti oceaniche proprie di quei siti.

Perché le prove nella Galleria del Vento della Fiat? "Le prove di aerodinamica sono preziose per giungere al disegno ideale delle pale ad asse verticale della turbina Kobold", spiega l’ingegner Alberto Moroso, che, insieme ai colleghi Helena Eriksson e Alessandro Corso ha coordinato le prove per la Ponte di Archimede International SpA.

"Tali prove sono servite per ovviare ad un fenomeno resosi evidente per il prototipo installato da 4 anni nello Stretto di Messina: la turbina in funzione non consente di misurare correttamente la velocità della corrente.

Tali misure, invece, sono essenziali per stabilire esattamente il punto di funzionamento della macchina. E la velocità della corrente", prosegue Moroso, "è la vera forza propulsiva che produce elettricità: paragonando due turbine che producono la stessa potenza utile, ma una con una velocità di corrente doppia rispetto alla seconda, si otterrà che la prima avrà un rendimento addirittura otto volte inferiore all’altra. Non possiamo permetterci il lusso di calcoli di rendimento falsati, visto che proponiamo una tecnologia in grado di dare energia a piccole isole ad economia depressa proprio per la carenza di elettricità e per la dipendenza da inquinanti gruppi elettrogeni".

"Grazie alle prove in Galleria del Vento", conclude il tecnico, "con un sofisticato velocimetro laser ad effetto Doppler, abbiamo potuto effettuare prove senza disturbi alla vena fluida, ottenendo misure estremamente precise ed accurate che trasferiremo alla progettazione delle turbine destinate allo sviluppo del Programma Unido".

"Siamo molto grati alla Fiat che ha offerto gratuitamente l’uso della Galleria del Vento", sottolinea a sua volta Elio Matacena, "per effettuare queste fondamentali prove per una tecnologia estremamente innovativa, in grado di produrre energia pulita e rinnovabile".

La Ponte di Archimede International SpA è la prima società al mondo che abbia mai realizzato, anche con l’impiego di propri capitali e con il sostegno di un’importante Agenzia delle Nazioni Unite, un impianto per lo sfruttamento energetico delle correnti marine. Proprio in virtù di tale esperienza, la società ha sentito l’esigenza di fissare uno standard di misura delle prestazioni della turbina che consenta di valutare le performances nel modo più accurato possibile.

"I risultati di queste prove saranno anche utili", rimarca il presidente Matacena, "per tentare di proporre uno standard internazionale sul modo di effettuare misure di efficienza delle differenti macchine attualmente allo studio (anche se la Kobold è l’unica giunta alla fase prototipale, già in funzione e produttiva), sì da ridurre al minimo effetti dovuti al rallentamento della vena fluida e rendere quindi paragonabili in maniera più evidente i risultati di differenti esperimenti"

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4.02.2007

"Italia spreca un terzo delle risorse a causa degli edifici inefficienti"

Se l'efficienza energetica nelle abitazione fosse una realtà in Italia, le famiglie potrebbero risparmiare oltre il 30% dell'energia, contribuendo sensibilmente alla riduzione dei gas serra. È quanto è emerso oggi nel corso del seminario "Le sfide del clima", organizzato da WWF Italia insieme all'Ambasciata britannica e al Comune di Roma con l'obiettivo di unire le forze al fine di generare una cultura diffusa sull'efficienza energetica e promuovere azioni concrete.

Il risparmio energetico appare dunque, secondo WWF, l'opzione più valida per perseguire le politiche per Kyoto, aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti e migliorare il saldo estero per paesi importatori di combustibili fossili come l'Italia. "Eppure - si legge nel comunicato dell'associazione - gli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica nelle abitazioni stentano a decollare nel nostro Paese, nonostante le buone norme in finanziaria".

"Governi, imprese e singoli individui possono e devono agire insieme per cambiare le cose - ha commentato Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia - L'efficienza energetica, come dimostra l'esperienza di altri paesi può contribuire drasticamente a ridurre l'impatto negativo dei cambiamenti climatici".

Nel corso del seminario, sono emersi dati, elaborati su base ISTAT, che evidenziano come oltre 1/3 di energia venga sprecata per inefficienza delle abitazioni, un altro terzo sia invece perduto nella fase di produzione del calore, che ancora il 10% del calore nelle abitazioni è prodotto con gasolio. Inoltre, proprio oggi partirà "Filo diretto" la prima iniziativa legata all'evento "GenerAzione Clima", previsto per il prossimo autunno e realizzato grazie al contributo di RAS - Gruppo Allianz e Pirelli Re. Il progetto informerà i cittadini sulle opportunità legate alla messa in efficienza delle abitazioni con tecnici appositamente formati, in grado di rispondere on line su tutte le novità in materia di energia e clima.

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3.31.2007

La Puglia dei veleni

Inchiesta sulla regione a più alta concentrazione tossica. Fra Taranto e Brindisi gli impianti che producono il 30 per cento della diossina in Italia e 36 milioni di tonnellate di gas. È qui il buco nero dell'inquinamento in Europa


Nell'immaginare un vestito verde per l'Europa, in sintonia con la regina mitologica che le regala il nome e che fu rapita da Zeus mentre raccoglieva fiori, la cancelliera tedesca Angela Merkel chissà se ha pensato anche alle scarpe. L'Europa geografica calza uno stivale (l'Italia) con un tacco nero (la Puglia) che sarebbe adatto per una serata di gala ma che stride con i colori arcobaleno di un'anziana signora (il Vecchio Continente) che si vorrebbe ecologicamente virtuosa. Gli obiettivi Ue si proiettano oltre Kyoto, prevedono una riduzione del 20 per cento di anidride carbonica e di consumo di energia elettrica entro il 2020. La direttiva che sarà emanata il prossimo settembre avrà valore obbligatorio e vincolante, pena una citazione degli inadempienti alla Corte di giustizia.

Mentre tutto questo si discute a Bruxelles, quaggiù in periferia, sul tacco impolverato da ogni genere di inquinante diossina compresa (sì, diossina come a Seveso) ci si arrovella semmai sul modo per eludere i vincoli e i piani di avvicinamento a Kyoto (entro il 2012 il 6,5 per cento in meno dell'anidride carbonica sparata in aria). E sarebbe il luogo dove c'è più bisogno, di Kyoto, visto il terrificante risultato di una gara in cui vinceva il peggiore. Primo, secondo e terzo posto, podio tutto pugliese nella classifica dei dodici impianti italiani che producono più anidride carbonica, responsabile dell'effetto serra e dunque del surriscaldamento del Pianeta. Nell'ordine: centrale termoelettrica Enel di Brindisi sud 15.340.000 tonnellate l'anno di CO2; Ilva di Taranto 11.070.000; centrali termoelettriche Edison di Taranto 10.000.000. I dati sono del 2005, gli ultimi disponibili, e li ha raccolti l'Eper-Ines. Gli acronimi stanno per European Pollutant Emission Register e per Inventario Nazionale delle Emissioni e Loro Sorgenti, cioè l'organismo europeo e quello statale.
Legambiente li ha elaborati e diffuso di recente. Si trattasse poi solo di anidride carbonica. La stessa Eper nel 2002 aveva detto di peggio. Degli 800 grammi di diossina che finiscono nell'aria europea ogni anno, 71 escono dagli impianti dell'Ilva e sono pari all'8,8per cento del totale europeo e al 30,6 di quello italiano. L'anno prima lo stesso organismo aveva citato in un dossier ancora l' Ilva per il monossido di carbonio (10,2 per cento del totale) e l'Enipower di Brindisi (13,7 per cento delle emissioni di zinco).

L'ottimismo della volontà potrebbe far pensare che da quegli anni censiti le cose sono migliorate. Il pessimismo della ragione fornisce una risposta lapidaria: no, semmai il contrario. Ed è un pessimismo che poggia su valutazioni oggettive ma non su cifre perchè i dati, e anche questo è clamoroso, non ci sono. Ci saranno, ma non ci sono. Il professor Giorgio Assennato, direttore generale dell'Arpa Puglia, quando è stato nominato dalla nuova giunta di centrosinistra ha trovato, nelle zone più critiche, controlli praticamente inesistenti e un personale ridotto all'osso (una ventina di persone a Brindisi e Taranto, l'asse critico).

L'assessore all'Ambiente Michele Losappio, di Rifondazione comunista, riassume: "L'Arpa aveva 200 dipendenti scarsi quando la pianta organica ne prevede 800. Stiamo provvedendo a completarla". E sono stati anche stanziati 3 milioni di euro per iniziare il lavoro. Che si annuncia complicato. Nel vuoto attuale può succedere che il bresciano Emilio Riva, il proprietario dell'Ilva, invochi uno studio del Cnr per quanto riguarda la diossina. Però nemmeno ci si prova a contestare le emissioni di anidride carbonica e anzi prende carta e penna e scrive a chiunque abbia un ruolo, da Prodi in giù, per minacciare un taglio di 4.000 dipendenti (su circa 12.000) nel caso debba rispettare Kyoto e ridurre il carico inquinante. Lo hanno assecondato e l'anidride carbonica, dice il governo, sarà tagliata altrove. Potenza della siderurgia in ripresa sul mercato mondiale tanto che l'Ilva è passata in breve da 6 a 10 milioni di tonnellate di acciaio prodotto e c'è da scommettere che nel 2007 andrà ancora meglio perché Riva ha chiuso, dopo una lunga battaglia ambientalista, il suo stabilimento a Cornigliano (Genova) e conta di trasferire i reparti che producono "a caldo", i più pericolosi, in Puglia: altri 2,5 milioni di tonnellate.
Questo Riva sta collezionando condanne per inquinamento, l'ultima è di metà febbraio, tre anni in primo grado più l'interdizione dall' attività industriale per lo stesso periodo. Il ricatto occupazionale e la scarsa sensiblità ecologica (eufemismo) lo hanno reso particolarmente odioso alla parte più dura dell'ambientalismo. Che accusa il presidente Nichi Vendola di intelligenza col "nemico". La giunta insediata nel 2005, non avendo scheletri nell'armadio sul tema, invece procede guidata dalla stella polare della coniugazione tra idealità e pragmatismo. Convinta com'è che è meglio avviare un confronto e imporre delle regole certe laddove c'era solo anarchia. L'Ilva chiede di costruire una nuova centrale termoelettrica da 600 megawatt? Discutiamo, ma in cambio chiuda quella obsoleta che sta dentro i suoi confini (tre quinti del territorio comunale, 15 milioni di metri quadrati) ed è gestita dalla Edison. L'Eni vuole raddoppiare le sue capacità produttive investendo un miliardo di euro e diminuendo l'inquinamento? Discutiamo, vediamo se sul piano c'è il conforto di un parere tecnico.

L'atteggiamento possibilista si scontra con le reazioni estreme di chi troppe ne ha subìte, nel corso del tempo, e non crede più ai compromessi. Come Alessandro Marescotti, di Peacelink, il quale ricorda i tempi in cui i suoi amici neopatentati che abitavano ai Tamburi (il quartiere più vicino allo stabilimento) si presentavano orgogliosi con auto nuove fiammanti la cui carrozzeria veniva corrosa dopo pochi mesi. Difetti di fabbrica? No, inquinamento. Era trent'anni fa. E poi quel cielo che azzurro non è mai, nonostante la latitudine, e ha sempre tutte le sfumature cromatiche del rosso di giorno per virare sul giallo di notte, quando due torce sempre accese segnalano che la produzione continua. Marescotti sottolinea come, dati Arpa (tra i pochi che ci sono), i picchi di inquinamento si registrano proprio tra le 2 e le 3 del mattino. Si è potuto stabilire con una certa approssimazione che ogni abitante si fuma "anche se non è un tabagista" il corrispettivo di sette sigarette al giorno. Stando all'ultimo rapporto Apat 2006 (Agenzia di protezione dell'ambiente) il 93 per cento dell'inquinamento deriva dall'industria e solo il restante 7 da emissioni civili: la percentuale più sbilanciata d'Italia.

Taranto è ultima per la classifica del 'Sole 24 Ore' in quanto ad ambiente. I 1.200 decessi annui per neoplasie la collocano nettamente sopra la media nazionale. Insomma c'erano tutti i motivi per dichiararla città ad alto rischio ambientale, come è successo. Nove sono gli impianti critici e in tanto degrado ci mancava pure la discussione sul rigasificatore da collocare nel Golfo. Vendola aveva detto no a Brindisi ("sarebbe criminale") e i tarantini hanno cominciato a temere per via di una richiesta avanzata dalla Gas Natural che ha fatto imbufalire, tra gli altri, Leo Corvace coordinatore del comitato per il 'no'. Per descrivere uno scenario apocalittico, i contrari adattano a Taranto un'ipotesi prevista da Piero Angela nel suo ultimo libro.

Ammettiamo che una nave metanifera che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto si spezzi per un incidente, come ad esempio la collisione con un sottomarino (è successo a Barcellona nel 2002), il gas si espande, evapora, forma una nube di metano che a contatto con una scintilla esplode (qui ci sono le due torce sempre accese): avrebbe la forza di un megaton, come un milione di tonnellate di tritolo. Ci sarebbero decine di migliaia di morti. Brividi. E ancora peggio andrebbe se fosse coinvolto un sottomarino nucleare. Incrociano in queste acque? L'assessore Losappio nulla ne sa. Marescotti ne è convinto. Comunque sul rigasificatore nessuna certezza e una cauta marcia indietro anche da parte di Vendola dopo la bocciatura esplicita di Brindisi. Dove, per le concessioni già erogate alla British gas, a fine febbraio scorso è stato rimesso agli arresti l'ex sindaco Giovanni Antonino. Sul versante adriatico della Puglia ancora si leccano le ferite del Petrolchimico e in un porto che dovrebbe essere commerciale c'è troppo viavai di carbone per alimentare le centrali. Immaginarsi aggiungere le navi metanifere.

L'assessore al Turismo Massimo Ostilio, Udeur, usa la terminologia che gli era familiare quando era sottosegretario alla Difesa: "Circa l'ambiente, abbiamo bisogno di una exit strategy. E bisogna seminare subito se vogliamo raccogliere qualche frutto tra dieci anni". Exit strategy, come se si trattasse di una guerra. Il suo collega Losappio cerca di tracciare una strategia realista: "Abbiamo ereditato una Puglia che è, con tutta evidenza, il tacco nero d'Europa. Farlo bianco sarà impossibile. Vediamo almeno di renderlo grigio".
di Gigi Riva da L'espresso

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